Commenti sessisti da parte di un membro della polizia municipale in merito allo stupro di Palermo, anche il Centro Antiviolenza Feminas interviene: “Questi atteggiamenti altamente diseducativi, visto il forte assurdo incremento di stupri e violenze, soprattutto di giovani a danno anche di giovanissime, deve necessariamente portare ad un cambio di registro e a delle condanne senza se e senza ma. Impariamo la differenza tra identità reale e identità virtuale”. “Io non sono carne” battuto con l’hashtag è il moto della
Koinòs Coop Sociale con sede a San Gavino e Sanluri che ogni giorno mette a disposizione di decine di donne supporto professionale e terapeutico per guarire dalle ferite di un “rapporto” malato, violento e sadico. Il team del centro antiviolenza conosce bene le realtà che affliggono gli animi devastati, ferite interiori che mai si cicratizzeranno del tutto poiché non vanno via dopo qualche tempo come i lividi di pugni e calci ma si amalgamano bene con spirito, emozioni, carattere lasciando una traccia indelebile a chi credeva di essere amata e invece è solo stata sfruttata come un oggetto, come carne. La vicenda che ha messo in subbuglio il paese del Medio Campidano è accaduta qualche giorno fa come ha subito raccontato Casteddu Online che, dopo la segnalazione ricevuta da una donna, ha esposto, come prima redazione, il fatto. https://castedduonline.it/san-gavino-bufera-su-un-vigile-per-commenti-sessisti-sullo-stupro-di-palermo/
Commenti da parte un’autorità della polizia municipale che lasciano l’amaro in bocca e che non hanno giustificazione poiché eloquenti, “a noi maschi fa bene (bere) ogni tanto, a voi malissimo. Restate donne e non cercate di fare gli uomini, siete femmine non maschi”. E ancora: “I genitori dovrebbero insegnare alle figlie a non scimiottare i maschi..”. Le istituzioni locali, subito interpellate, hanno preso distanza da quanto accaduto commentando: “È scandaloso, è allucinante come cosa”. Soprattutto se si pensa che sono commenti che riguardano uno dei fatti di cronaca recente più cruenti, quello che riguarda una giovane stuprata dal branco. Ragazzotti che hanno proseguito con la violenza anche dopo il fatto nelle chat condivise in cui hanno espresso tutto tranne che pentimento. E poi tanti commenti in cui la vittima è stata accusata di aver provocato il branco anche perché alterata dall’alcol. Un’altra violenza, quella psicologa, inferta a chi mai dimenticherà quella notte in cui le hanno strappato la dignità, svuotata di ogni sentimento propositivo nei confronti della vita, dei rapporti con l’altro sesso. Anche se il branco è in prigione, nessuna condanna potrà risarcire il danno subito: niente potrà ridare alla vittima ciò che le è stato tolto. E ora si deve anche difendere dalla gogna mediatica, oltre il danno la beffa, insomma. Ecco perché dei commenti pubblici scritti, tra l’altro, da chi deve far rispettare norme e leggi, suonano come un “colpo al cuore” poiché una sola condanna, senza se e senza ma, deve essere esposta in questi casi, anche per dare un buon esempio e cercare di invertire la rotta delle linee diffuse che ancora oggi ritengono il maschio superiore nei confronti del genere femminile. Concetti primitivi che, come riporta la cronaca, spesso, anzi, troppo spesso, sfociano in violenze tra le mura domestiche e ai danni di ragazze, donne e, purtroppo, bambine che vengono abusate, violentate solo per soddisfare l’istinto.











