Agricoltori e allevatori del Basso Campidano, Sarrabus e Basso Sulcis in ginocchio a causa della siccità.
L’inverno scorso, ed in particolare dicembre e gennaio, passerà alla storia come uno dei più bollenti e meno piovosi da 215 anni: si sono registrate il 91% delle precipitazioni in meno rispetto alla media ed un gennaio in cui sono caduti gli stessi millimetri di pioggia di agosto.
La Sardegna non si è sottratta a quest’ondata di caldo e alla scarse precipitazioni. A soffrirne maggiormente è stato il sud e la costa sud orientale, il mondo agricolo ed in particolare i cerealicoltori hanno in molti casi dovuto rinunciare al raccolto per la scarsa produzione dovuta all’assenza di pioggia.
In particolare dal mese di novembre a marzo le temperature, come riportano i report dell’Arpas, sono state sempre sopra la media rispetto al ventennio 1995 – 2014: novembre + 1 – 2 gradi; dicembre + 2 – 3; gennaio + 1 – 2; febbraio + 2,5 – 3; marzo + 0,5 – 1.
Così come le piogge, sempre dalle rilevazioni Arpas, da novembre a marzo risultano inferiori alla media (1971 – 2000). A novembre le precipitazioni sono sotto la media in tutta la Regione: i cumulati di precipitazione vanno dai meno 20 mm sul Cagliaritano e lungo la costa centro e sud Orientale sino ai 70 mm nel Sassarese; anche dicembre si è confermato un mese asciutto con i cumulati mensili inferiori quasi ovunque ai 10mm, corrispondenti a meno del 15 per cento della media; a gennaio nella costa Orientale e nel Cagliaritano i cumulati risultano inferiori alla metà della media climatologica (20 mm) mentre nel resto della Sardegna le precipitazioni sono in linea con la media (da 80 a oltre 100 mm).
A febbraio le piogge sono abbondanti soprattutto nella parte centrale e nord-occidentale dell’Isola (150 – 250 mm); nel settore sud Orientale invece i dati si confermano ancora più bassi (50 – 100 mm). A marzo lungo le coste, nel Cagliaritano e Oristanese i cumulati stanno tra i 20 e i 60 mm. Valori che superano i 100 mm nel centro nord.
Caldo e soprattutto scarse precipitazioni che hanno causato gravi perdite per gli agricoltori e gli allevatori ubicati in questi territori.
La Coldiretti, tramite i propri uffici zonali, ha raccolto le lamentele e registrato i danni causati dalla siccità, e tramite le Federazioni di Cagliari e quella di Nuoro Ogliastra ha cercato e trovato collaborazione con le amministrazioni comunali del basso Campidano, Basso Sulcis, Sarrabus, e Ogliastra (territori interessati dalla siccità) che si sono attivati per deliberare e avviare le procedure da inviare ad Argea per il riconoscimento della calamità naturale.
“Le nostre richieste sono corroborate dai dati – sottolinea Efisio Perra, presidente di Coldiretti Cagliari -. Dati reali, purtroppo, e lo hanno provato sulla propria pelle gli agricoltori e in particolare i cerealicoltori che hanno in molti casi dimezzato i raccolti mentre dall’altra sono lievitati a dismisura i costi nelle aziende. Per questo abbiamo coinvolto i sindaci per avviare il percorso di richiesta dello stato di calamità, trovando in loro immediata collaborazione”.
“Purtroppo – prosegue il presidente – ci si scontra con la Regione, che attraverso Argea ha respinto la richiesta, preferendo al dialogo ed all’ascolto del grido di sofferenza che arrivava dal territorio, trincerarsi dietro i tecnicismi e il burocratese, scansando il problema con la più semplice delle risposte: “si tratta di colture assicurabili”.
“E’ evidente che non ci si è posti neppure il problema – evidenzia il direttore di Coldrietti Cagliari Vito Tizzano – perché è si vero che sono colture assicurabili, ma sfugge il fatto che la campagna assicurativa è stata aperta il 21 marzo. E non potendo l’assicurazione coprire i mesi precedenti, il periodo che va da novembre a marzo rimane scoperto”.
“La Regione – evidenzia ancora il direttore – ha le funzioni e le competenze per riconoscere comunque il carattere di eccezionale calamità atmosferica, come del resto, giustamente, è già avvenuto in altre occasioni. Diciamo che è mancata finora la volontà politica per farlo. Inoltre si potrebbe intervenire con azioni compensative indirette, come l’abbattimento dei contributi previdenziali, moratorie sui mutui (vista anche la situazione di erosione del debito) e altre azioni che comunque aiutano le aziende in un annata difficile in cui si sono avute più perdite che ricavi”.
“Siamo decisi a portare avanti la vertenza per rivendicare il riconoscimento dello stato di calamità naturale – precisa Efisio Perra –. Nelle scorse settimane durante un’assemblea con i dirigenti Coldiretti dei Comuni interessati dalla siccità abbiamo deliberato all’unanimità un’azione mobilitativa volta a sensibilizzare la politica ed il Consiglio Regionale. Se nei prossimi giorni dovesse perdurare l’attuale sordità da parte delle Istituzioni metteremo in campo delle azioni di protesta”.