Silenzio e lacrime, niente palloncini, striscioni o magliette. L’addio a Gabriele Ibba, l’apneista ventenne morto due sere fa nelle acque di Marina Piccola è all’insegna della commozione quasi celata. Un giovane che non c’è più, morto in quel mare che tanto amava e conosceva, una famiglia straziata e i tanti amici del giovane, tutti con la camicia bianca, che cercano di nascondere in parte la disperazione dietro la mascherine. I 168 posti disponibili dentro la chiesa di San Sebastiano al Cep vengono occupati in pochi minuti. Fuori, nonostante i ventisei gradi alle dieci del mattino, in tanti restano in silenzio a seguire il funerale, irradiato all’esterno grazie a due altoparlanti. La messa è celebrata da padre Gabriele Semino, gesuita della facoltà di Teologia e amico della famiglia di Gabriele. È lui, rivolgendosi ai suoi amici distrutti dal dolore, a provare a rincuorarli: “Gabriele in ebraico vuol dire forza di Dio. Ma in che modo il Signore ha permesso che se ne andasse ad appena vent’anni? Dobbiamo sentirci vicini a Gesù, morto nella sofferenza e risorto. Preghiamo per la resurrezione in cielo di Gabriele, stiamo tutti vivendo nel buio da da due giorni. Matteo e Stefano, avete perso un fratello, lui ora vuole che continuate la vostra vita ancora più uniti. A voi, papà Pietrino e mamma Rosanna, aiutate ancora di più i vostri figli e abbiate la pazienza di attendere Gabriele quando saremo tutti nella gloria, è la speranza di noi cristiani”.
Lacrime, tante lacrime prima e dopo il funerale. Ci sono i colleghi medici dei genitori di Gabriele che dispensano abbracci, forti e sinceri, e parole di conforto. E poi ci sono loro, gli amici apneisti del ventenne, che sbigottiti e con gli occhi lucidi dedicano l’ultimo silenzioso saluto al giovane: “Ora proteggici tutti da lassù”.










