Castello di fantasie e prospettive.
Che dire delle proteste che oggi si levano dall’antica rocca, reiterate da decenni, sottolineate, urlate, sono giuste e condivisibili. Casteddu ‘e Susu non è dei castellani ma un bene dell’intera isola e l’amministrazione comunale e regionale devono prenderne atto ed agire di conseguenza.
Castello non morirà, ha resistito a tutto e tutti, ma è un Castello diverso, un Castello da cui sono stati espulsi tutti i residenti ed i pochissimi che rimangono hanno ben altre esigenze rispetto alla movida o allo spritz.
Negli anni Ottanta abbiamo protestato fondando il Comitato di salvaguardia di Castello, poi con forza abbiamo sottolineato le problematiche nella Circoscrizione centro prima dell’eliminazione dei parlamentini; altri protestarono prima di noi ed i risultati furono e sono sotto gli occhi di tutti: risibili, accompagnati da una lenta decadenza che ha investito l’intero quartiere.
Poiché credo che nessuno voglia confutare tale scontata evidenza, sarebbe bello sapere le motivazioni di tal degrado e del perché dal dopo guerra ad oggi non sia mai stato fatto un intervento organico e risolutore. Comprendo i tempi di approvazione del “Piano Particolareggiato del Centro Storico”, capisco le difficoltà di operare nel contesto di cui si parla, ciò che sarebbe immediatamente opportuno chiarire è a quale vocazione destinare il rione, decisione da cui discendono ovviamente le scelte degli ultimi residenti rimasti.
Frenare la “fuga” lo ritengo uno degli impegni mancati del governo della città, sarebbe ora di spiegare: come, quando e da dove iniziare ad agire. Il resto non ha più senso.
Gianfranco Carboni
(la foto scattata dentro il Bar Carboni nella Piazza Carlo Alberto – due ex abitanti del rione Mario e Franco).












