Dopo la fiaccolata in ricordo della giovane ragazza rinvenuta morta 30 anni fa nel canyon di Tuvixeddu, tramite un post Facebook i suoi parenti sono diretti e decisi più che mai a chiudere il cerchio: “La fiaccolata ha illuminato molto più che una strada: ha acceso volti, svelato silenzi, fatto arrivare voci che credevate sepolte.
Le testimonianze parlano. E adesso, anche noi.
Tutto porta a via Is Maglias.
Chi sa e tace è parte del fango.
Ma il fango si asciuga, si spacca e lascia tutto esposto.
Non dite poi che non vi avevamo avvisati”.
Una immagine allegata mette in mostra delle mani sporche di sangue, un simbolo per raffigurare che chi ha strappato la vita alla ragazza ha un peso enorme come un macigno sulla coscienza. La volontà e la forza, inoltre, di non arrendersi al fine di far venire a galla la verità poiché sin da subito la sua famiglia non ha mai creduto che Manuela si fosse lanciata da quel dirupo di 35 metri per togliersi la vita e gli ultimi rilievi effettuati dagli esperti hanno infatti messo alla luce un’altra verità. Violentata e poi uccisa da chi è ancora in silenzio ma che potrebbe avere il conto alla rovescia già avviato per essere identificato, anche se sono passati 3 decenni da quel triste giorno di febbraio in cui la sedicenne uscì da casa per l’ultima volta.