Un piazzale intitolato a Sergio Ramelli, vittima di bullismo e ucciso a soli 19 anni, innanzi all’istituto Sergio Atzeni. Il sindaco Garau: “A proposito di docenti che commemorano brigatisti mai pentiti. I ragazzi non hanno bisogno di cattivi maestri ma di esempi che insegnino la tolleranza, il rispetto del confronto e la libertà di pensiero”. Una cerimonia e un incontro a Casa Melis per ricordare lo studente assassinato brutalmente a Milano da un gruppetto di studenti di Medicina che, a colpi di chiave inglese, misero fine alla sua esistenza. Era il 1975, gli anni di piombo, quelli terribili per la storia italiana, in cui l’estremizzazione della dialettica politica causò violenza, lotta armata e terrorismo. “Non esisto morti di serie A e di serie B, per questo speriamo che tutte le forze politiche lo vogliano accettare come condanna contro ogni forma di violenza e bullismo politico” ha spiegato Beniamino Garau. “La storia di Sergio Ramelli è quella di un ragazzo perseguitato e bullizzato tanto da costringerlo a ritirarsi da scuola per la sola colpa di essere stato di destra e aver scritto un tema contro le Brigate Rosse”.
Sergio Ramelli era un giovane come tanti, frequentava l’oratorio, studiava, giocava a pallone ma si era ritrovato a essere indicato come fascista per aver scritto un tema contro le Brigate Rosse. Lo scritto era arrivato sino agli studenti di sinistra dell’istituto tecnico Molinari. Da quel momento, come hanno raccontato le testimonianze, Ramelli fu sottoposto, a scuola, a severe forme di bullismo e stalking. Picchiato, indicato come fascista, vessato, vittima e perseguitato sino al giorno in cui, rientrando a casa, fu picchiato così gravemente che, dopo più di un mese di agonia, morì.












