In tanti ieri si sono ritrovati in piazza del Comune per non dimenticare le tante vite spezzate tragicamente: “Il ricordo dell’alluvione del 15 ottobre 1986, che costò la vita a Margaret. Quello del 13 novembre 1999, in cui perse la vita Felicina e quello del 22 ottobre 2008, che spezzò la vita di Antonello e Lucia, Anna Rita e Speranza”. “Raccontano di un destino comune che attraversa gli anni e ci richiama alla stessa responsabilità” ha spiegato il sindaco Beniamino Garau.
“Ricordare fa male, fa male riaprire le ferite, rivivere quei giorni, riascoltare il silenzio dopo la tempesta”, ma è doveroso per non dimenticare e impegnarsi al fine che questi drammi non accadano più, poiché “questi nomi tuonano ancora nelle coscienze di chi, negli anni, avrebbe potuto evitare queste tragedie, e in noi che siamo quì oggi risuonano come un richiamo profondo alla responsabilità per il futuro, per questo motivo è assolutamente essenziale che tutte le istituzioni comprendano che la sicurezza non può restare prigioniera dei nodi della burocrazia”.
“È importante lavorare in sinergia in questo senso. Un intervento tempestivo spesso si scontra con le lentezze della burocrazia, che chi amministra i territori si trova a fronteggiare ogni giorno.
Dobbiamo ricordare che ogni opera di ricostruzione, ogni muro, ogni argine, ogni ponte,.non è solo cemento e ferro è responsabilità condivisa.
Dall’impresa al singolo operaio che stringe un bullone: ognuno deve sentire che da quel gesto può dipendere una vita. Mi rendo conto che non sia semplice entrare nelle coscienze di chi opera, ma chi guida, amministra e decide ha il dovere morale di tradurre la consapevolezza in azioni concrete, che rendano reale la parola “responsabilità. Siamo sempre pronti ad affrontare le emergenze, ma il vero cambiamento nasce quando impariamo ad anticiparle”.
Prevenire, insomma, senza aspettare la prossima ondata, e “con uno sguardo fiducioso verso il futuro, e con il nostro impegno a restare vigili, critici e presenti su ciò che ancora resta da fare, desideriamo garantire un domani più sicuro per i nostri figli e per i nostri nipoti. Il nostro impegno è quello di ridisegnare sulle tracce della storia la nostra città e che possa essere rispettosa dell’ambiente e riappropriarci di quei luoghi che sembrava perduti.
Un polmone verde nascerà nel cuore della nostra città, in quel luogo colpito duramente nel 1999 dove la furia dell’acqua spazzo via il ponte Liori e l’intero parco che prima era punto di incontro, tempio inviolabile della fraternità delle famiglie e della nostra comunità”.
Che i nomi di Margaret, Felicina, Speranza, Antonello, Licia e Anna Rita “possano risvegliare le coscienze di tutti noi e richiamare l’impegno doveroso di tutte le istituzioni, e che possano dare alla nostra comunità la forza di rialzarsi reagire e rinascere sempre Capoterra lo ha fatto, e continuerà a farlo e consegnererà ai nostri figli una città sicura e un futuro migliore”.













