“Mio figlio non è un bullo. Mi ha detto che il ragazzino che l’ha accoltellato l’ha visto appena tre volte in tutta la sua vita, visto che le loro aule sono in sedi separate”. A parlare per la prima volta con la stampa è il papà del 15enne accoltellato fuori da scuola a Capoterra. Il giovanissimo è fuori pericolo al Brotzu: “Ringrazio tutto il personale medico per ciò che ha fatto e sta facendo, e anche la professoressa che tempestivamente e coraggiosamente gli ha prestato i primi soccorsi”. Il fendente che l’ha colpito alla gola e in parte del petto è stato profondo, ma fortunatamente non letale. Tra una settimana, salvo complicazioni, il quindicenne potrebbe già essere dimesso. “Ho saputo che il suo aggressore resterà in carcere a Quartucciu. Giuridicamente me l’aspettavo, da genitore comprendo che sia un dramma perchè è ancora un bambino. Ci sono due famiglie distrutte”, ammette, con la voce ferma e sicura, il papà del ragazzino ferito. Che ha letto, anche su Casteddu Online, le notizie successive all’accoltellamento. Si è parlato di bullismo, principalmente, accostandolo all’aggressione:
“Mio figlio non conosceva il quattordicenne. Mi ha detto che altri ragazzini lo stavano deridendo e prendendo in giro alla fermata del bus. Lui si è solo messo a ridere, per una risata ha rischiato di morire. Se fossi stato il genitore dell’aggressore avrei cercato già un contatto con la famiglia del ferito, ma ora come ora non mi interessa”. È scottato da alcune dichiarazioni che lui bolla come “bugie”, tutte incentrate sul fattore bullismo. “Quando mio figlio ha saputo che il ragazzino era stato arrestato si è messo a piangere. Sono entrambi ancora bambini, è comprensibile questa reazione”. Una vicenda che, giorno dopo giorno, si chiarisce sempre di più: il giovane ferito sarà ascoltato dal procuratore, il suo aggressore è tornato nella sua stanza nel carcere minorile di Quartucciu.











