Capoterra – Allarme sicurezza in città, dopo le 22 quartieri off-limits per i residenti, “tutti i capoterresi conoscono movimenti e traffici nella zona franca. Rinunciano anche alle passeggiate serali”: spari di petardi usati dalle “bande” per segnalare movimenti o azioni, tra il parco urbano e il cimitero, in particolar modo, al calar del sole non si passa, i cittadini preferiscono transitare altrove. Una problematica non nuova, già ampiamente messa in evidenza più volte ma che è nuovamente emersa dopo il fatto di cronaca avvenuto tre giorni fa, gli abitanti segnalano, ancora: “Lo sparo dei petardi dopo le 22 zona cimitero? Nessuno sente”.
I colpi di pistola sparati a un ragazzo davanti alla porta di casa sua riaccendono il caso, le motivazioni non contano quanto il clima da far west che si percepisce. La sicurezza, controlli e prevenzione dei crimini con una cospicua presenza delle forze impiegate per fronteggiare gli episodi di microcriminalità, e non solo, tanto invocata e cercata dalla giunta comunale, sembra essere ancora incerta all’indomani del grave fatto di cronaca che ha interessato Capoterra. Più controlli per frenare chi regole non ha, forse un sistema di videosorveglianza a tappeto da usare come deterrente per chi si sente padrone, addirittura, di impugnare un’arma e sparare. Non solo, in merito alla questione interviene Giovanni Ruggeri, capo condomino di La Maddalena Spiaggia che espone: “Per una volta dovremmo interrogarci sulla qualità dell’istituzione comunale e sull’offerta di servizi ai giovani”.
“La qualità sociale si determina con il coinvolgimento della partecipazione e con l’offerta di servizi.
Per i giovani l’associazionismo a Capoterra è carente, e le politiche sociali non sono attrattive. Gli spazi ricreativi, anche con valenza ecologica e ambientale, vengono sostituiti da parcheggi, quando la tradizione agricola muore ma si preserva l’arcaica caccia con la diffusione delle armi. La socialità diventa quella del bar, la mobilità è difficile, e nella costa tutto questo genera impotenza a tutte le età.
Non soccorre l’offerta culturale. Capoterra non ha una manifestazione di rilievo extra comunale e la qualità dell’offerta ordinaria, oltre che essere centrata tutta in paese, è quella di decenni fa, priva di qualsiasi attualità e di identità, dove questa andrebbe intesa come capacità di interpretare la nostra modernità.
L’Istituzione è vissuta in termini provinciali, spesso clientelari. Una cittadina di 25000 abitanti celebra pomposamente ogni evento di scarso significato sociale mentre il turismo, col suo scambio giovane e culturale, è vissuto come un diritto, una fortuna e non una possibilità di crescita. Qua si premia con soldi chi nasce e le eccellenze scolastiche dove l’eccellenza è raggiungere il diploma. Qua si fa la festa dei giovani senza un dibattito, dove l’evento principale è il pranzo conviviale. Qua si crea una Consulta per la Coesione Territoriale, ma se ne avversa il ruolo”. Una problematica da affrontare con il sociale, insomma, da combattere a suon di coinvolgimento collettivo, studiato e mirato per far cambiare strada, direzione, modo di pensare e di prendere visione di una comunità dove il benessere individuale si interseca con quello collettivo. Ecco che, allora, chi ha il ruolo di dirigere il Comune può giocare la carta del Jolly, quella che contrasta la criminalità includendo, coinvolgendo. Un percorso lungo e complicato, già intrapreso, comunque, dalle figure istituzionali locali attuali con azioni ben mirate verso i giovani per sensibilizzare sugli aspetti più delicati e difficili, in modo tale da indirizzare le nuove generazioni verso altri parametri di valutazione, di scelte di vita ben lontane da coltelli e armi da fuoco.
“Occorre una profonda assunzione di responsabilità verso il futuro, una svolta e una contaminazione culturale che si basi sulle risorse territoriali e che proponga a genitori e figli una visione di sviluppo partecipativa e economicamente stimolante. Siamo ancora lontani” conclude Ruggeri.











