Sono passati ormai due mesi dal giorno della chiusura del pronto soccorso del Cto di Iglesias, proprio all’inizio dell’estate. A otto settimane di distanza, nonostante proteste in piazza a Cagliari e numerosi incontri tra sindaci, vertici dell’Asl e della Regione, nulla è cambiato. Venerdì scorso l’ennesima doccia fredda: 5 medici malati, il numero sarebbe poi aumentato nelle ultime ore, e conseguente stop anche del reparto di Rianimazione. Una situazione bollente, con l’ennesima promessa da parte di chi guida l’Azienda per la tutela della salute, “pronto soccorso riaperto il 22 agosto”, che rischia di restare tale. Ora, però, c’è una novità. Un esposto in Procura, presentato dal responsabile regionale dell’Usb sanità, Gianfranco Angioni. I giudici, presto, potrebbero accendere i fari sui disservizi, gravi, legati alla inattività del pronto soccorso sulcitano, con tutti i danni del caso vissuti da molti cittadini: “In un articolato esposto indirizzato alla Procura della Repubblica, l’Usb sanità ha voluto rappresentare il grido di dolore e di rabbia di un intero territorio che oramai conta un bacino di utenza di circa 130mila persone. La popolazione, dal 25 giugno 2022, si vede privata del diritto alla salute e alle cure in considerazione del fatto che, da parte del direttore generale della Asl del Sulcis Iglesiente, Giuliana Campus, è stata disposta la chiusura del pronto soccorso del Cto, giustificando la motivazione con la mancanza del personale medico assente per malattia”. Angioni ricorda le proteste e le manifestazioni fatte sin da fine giugno.
“Abbiamo ampiamente illustrato la gravissima problematica della chiusura del pronto soccorso, abbiamo elencato le gravissime ripercussioni che sono precipitate a cascata e che hanno visto implodere l’intero servizio di emergenza urgenza dell’intero territorio. È stato chiesto pubblicamente al governatore Solinas e all’assessore alla sanità Nieddu di dichiarare lo stato di emergenza sanitaria regionale, cosi da poter mettere in campo le forze armate e poter fronte alle visite ordinarie e straordinarie. Nella circostanza sono state affrontate diverse tematiche in particolare per l’annosa problematica delle liste d’attesa oramai senza fine, per lo smantellamento della sanità territoriale che di fatto favorisce la privatizzazione della sanità, e per la grave carenza di personale sanitario che coinvolge tutti gli ospedali isolani. Per la gestione sanitaria regionale in evidente corto circuito, da parte dell’Usb non sono mancate critiche e richieste di dimissioni da parte dei vertici regionali, queste ultime rafforzate dalle costanti denunce da parte di numerose organizzazioni, comitati e utenti. Inoltre, il 5 luglio, in concomitanza della manifestazione a Cagliari a Villa Devoto, abbiamo sostenuto la necessità di chiedere alle autorità per poter ricercare le responsabilità in capo a chiunque si sia reso partecipe di questa decisione scellerata. Nonostante gli accorati e disperati appelli, il pronto soccorso rimane ancora chiuso”, prosegue il responsabile regionale dell’Usb sanità. L’evidente scaricabarile tra i vertici della Asl e della parte politica, oltre a rendere la situazione vergognosa, arreca un gravissimo pregiudizio alla popolazione che si vede negare il diritto di poter accedere alle cure in particolare per le patologie tempo-dipendenti, condizioni patologiche irreversibili che devono essere trattate con immediatezza. Oramai le strumentalizzazioni e le chiacchiere da strapazzo di moltissimi personaggi lasciano il tempo che trova. Non si può giocare con la salute e la vita delle persone. Per questi motivi a tutela dei nostri conterranei, l’Usb Sanità non ha tentennato a presentare un esposto e chiedere alla Procura della Repubblica di poter intervenire per l’immediata riapertura, e valutare se per la disposizione della chiusura del pronto soccorso si possano ravvisare delle responsabilità di interruzione di pubblico servizio, e in caso affermativo di procedere nei confronti di chiunque abbia perseverato con queste decisioni. Sappiamo da che parte stare, non ci fermeremo fino a quando non si riconquisti il diritto a una sanità pubblica, universale e gratuita”.










