Bilancio dei primi trenta giorni dopo il trasferimento delle Sale Operatorie del Businco? Gianfranco Angioni USB Sanità: “Un fallimento oncologico annunciato, solo menzogne, bisogna rimuovere tutti gli ostacoli che hanno determinato questo disastro compreso i dirigenti incapaci”.
Dopo un mese dal contestato trasferimento delle attività di chirurgia oncologica dal Ospedaliero Businco al Presidio Ospedaliero San Michele, la situazione si presenta critica e nessun lavoro è iniziato nelle sale operatorie chiuse. Gianfranco Angioni, referente aziendale di USB Sanità, esprime il “profondo disappunto per le promesse disattese dalla precedente amministrazione, evidenziando l’assenza di iniziative concrete e misure adeguate a garantire assistenza ai pazienti oncologici”.
Continua il sindacalista: “L’assessore alla Sanità Bartolazzi, ha proposto la creazione della Rete Oncologica Regionale, ma la domanda fondamentale è: chi sta effettivamente curando i pazienti oncologici e in quali strutture? Le rassicurazioni sulle continue attività assistenziali e sulla qualità delle cure si sono rivelate infondate. La chiusura delle Sale Operatorie A e B del Polo Oncologico di Riferimento Regionale ha causato un notevole deterioramento della già fragile organizzazione sanitaria, con un impatto diretto sulla qualità del servizio offerto.
Le dichiarazioni, pubblicate attraverso vari canali di comunicazione, promettevano l’inizio immediato dei lavori per le nuove sale operatorie, ma si sono rivelate menzognere e a un mese di distanza non vi è traccia di un cronoprogramma deliberato e di un progetto cantierabile. L’anonima recinzione posizionata nell’edificio da ristrutturare senza nessuna segnaletica conferma quanto il piano sia rimasto solo sulla carta.
L’assenza di ambienti adeguati all’ interno del Businco ha portato a situazioni allarmanti. L’ambulatorio di broncoscopia del Businco, che prima eseguiva 5-6 procedure al giorno, ha interrotto la sua attività, e al San Michele vengono eseguite quelle di emergenza nella sala operatoria, costringendo i pazienti a una crisi assistenziale inaccettabile.
Al Businco gli operatori sanitari sono ora costretti a condividere spazi non idonei per procedure delicate, mettendo a rischio la sicurezza dei pazienti e degli stessi professionisti.
La mancanza di strutture dedicate e risorse adeguate si traduce in un ambiente di lavoro compromesso, dove la necessità di adattare continuamente spazi e attrezzature mette a repentaglio la salute dei pazienti oncologici. Le procedure endoscopiche digestive, ad alto rischio di contaminazione, non possono essere eseguite in un ambiente condiviso.
Inoltre, l’assenza di aree specificamente destinate al posizionamento di cateteri venosi centrali, essenziali per i pazienti in terapia oncologica, denuncia l’inadeguatezza del piano sanitario attuale. Queste lacune dimostrano la necessità urgente di rivedere le scelte scellerate portate avanti fino ad oggi ed è evidente la necessità di rimuovere tutti gli ostacoli che hanno determinato questo disastro compreso i dirigenti inadeguati”.
Alla luce di queste evidenti problematiche, USB Sanità richiede chiarimenti immediati riguardo al piano operativo, la certificazione logistica delle strutture attuali e dati trasparenti sull’attività chirurgica oncologica. “Il Businco, in questa fase, sembra un malato terminale, abbandonato da promesse mai mantenute e da una pianificazione inefficace. È essenziale un intervento deciso per recuperare la dignità dei servizi sanitari offerti e garantire la salute dei pazienti malati di cancro che meritano un’assistenza competente e tempestiva. Le specialistiche chirurgiche oncologiche trasferite al San Michele devono riappropriarsi immediatamente degli spazi al Businco.
La catastrofe è imminente, e ogni ulteriore ritardo potrebbe compromettere irreparabilmente ciò che resta di un sistema sanitario già in difficoltà”, conclude Gianfranco Angioni









