Doveva essere un’ulteriore carta vincente (oggi però sbiadita) per il rilancio del patrimonio storico e culturale della città, non soltanto per la manifestazione annuale di “Monumenti Aperti”. Calamosca, il biglietto da visita, una volta percorsa la strada asfaltata che conduce al faro, lo si “ritira” davanti alla sbarra posizionata per evitare il passaggio delle auto, sebbene il sentiero è sconnesso e tortuoso, fino al fortino di Sant’Ignazio: la bacheca in legno, dove si dovrebbero recuperare le informazioni di interesse turistico del sito in questione, è di fatto inservibile, regna l’incognita per chi non conosce la zona. Scarpe da trekking e mountain bike o a piedi, la zona appare quasi incontaminata, ma non opportunamente valorizzata.
E sì, infatti in quell’area ex militare, ci sono i bunker che garantivano protezione alla città “Le strutture della batteria C.135 sono ben visibili sul Capo Sant’Elia, sistemate sul pianoro situato tra il faro ed il forte Sant’Ignazio. Disposte a semicerchio, si individuano ancora oggi 6 piazzole scavate nel terreno roccioso. Un basso edificio, dislocato poco lontano, ospitava la funzionale centrale di tiro, dotata di stereo telemetro San Giorgio, centrale automatica “Gamma” modello “G” e centralina manuale tipo “Bragadin”. Gli ambienti conservano ancora oggi l’elegante pavimento alla veneziana che ornava il quadrato ufficiali” (come si evince dal sito monumenti aperti.com)













