Una lettera aperta, una frase tagliente – “Io questa città non la voglio più” – e subito centinaia di reazioni. È bastato lo sfogo di un lettore per scoperchiare un malcontento che a Cagliari cova da tempo, soprattutto sul fronte viabilità. Via Sonnino diventa così il simbolo di una gestione urbana definita da molti “fallimentare”, “ideologica” e lontana anni luce dalle reali esigenze della popolazione. Al centro delle critiche, la gestione della mobilità urbana e le scelte urbanistiche delle ultime amministrazioni. Le voci più insistenti riguardano l’eliminazione di parcheggi – “i residenti vogliono indietro i posti auto, e li vogliono bianchi” – e la realizzazione di piste ciclabili considerate da molti inutilizzate e penalizzanti per il traffico veicolare. Secondo alcuni, il fallimento del servizio di noleggio biciclette in via Sonnino e l’uso sporadico della corsia preferenziale da parte di monopattini confermerebbero l’inefficacia di un modello imposto senza adattarsi alle reali esigenze del territorio. Nel dibattito è intervenuto anche l’ex assessore alla viabilità Ettore Businco, che ha definito la situazione “una conseguenza di scelte politiche ideologiche ispirate alla transizione ecologica europea, interpretata in modo rigido e scollegato dalla realtà urbana”.
Businco accusa le amministrazioni di aver alimentato traffico e disagi, invece di ridurli: “Cagliari non è adatta alla ciclomobilità, con troppe salite e discese. Chi ha problemi motori ha bisogno dell’auto. Anche alcune linee del CTM andrebbero riviste, come la linea 10, il cui vecchio tracciato era più funzionale”. Le critiche si estendono alla pianificazione urbana in generale: “I sindaci degli ultimi anni hanno compromesso una città bellissima”, sostiene un lettore, mentre un altro punta il dito contro “piazze cementificate, alberi rimossi, parcheggi eliminati”. Tra le proposte, si invoca il ripristino del doppio senso in via Sonnino, la rimozione della pista ciclabile e la revisione delle corsie preferenziali. Non mancano però opinioni discordanti. Alcuni cittadini difendono l’operato delle amministrazioni, sottolineando un miglioramento della vivibilità urbana e l’importanza di adottare modelli sostenibili. “Chi parcheggia in doppia fila non lo fa per necessità, ma per abitudine. Il problema non è la pista ciclabile, ma la mancanza di rispetto per gli altri”, scrive un lettore, invitando a riflettere su comportamenti individuali prima che su scelte strutturali. Il confronto resta aperto e segnala un punto di rottura tra visioni opposte della città: da un lato la richiesta di una mobilità più funzionale e vicina alle abitudini consolidate, dall’altro, l’esigenza di un cambiamento culturale che promuova sostenibilità e condivisione dello spazio pubblico.










