C’è la regola non scritta, ma “tramandata” da inquilino a inquilino, nelle palazzine popolari di via Seruci: farsi gli affari propri. “Questo è importantissimo. Vivere qui non è idilliaco, i problemi sono molti e preferisco non andare oltre”. Daniela Anedda, quarantanove anni, un marito, risiede in via Seruci da nove anni. “Per vivere pulisco le case”. E, a proposito di appartamenti, “in tutti quelli della strada abbondano i problemi, tra cantine allagate e tubi dell’acqua rotti”. Disagi di natura edilizia, ma ci sono anche quelli squisitamente sociali.
“Non siamo messi bene. C’è paura, è normale, ma se uno rispetta tutti gli altri non c’è nessun timore di subire ritorsioni. Io mi sono sempre comportata bene”, afferma signora Daniela, che è anche amministratrice di uno dei condomini di via Seruci, “il Comune è smemorato, noi paghiamo tutto quello che c’è da pagare”.