Nicola Bachis, 25enne, di Uta, ha fondato lo scorso anno il gruppo “Parkour Cagliari”, insieme ad altri due ragazzi suoi compagni di allenamento, Riccardo Leschio e Matteo Sesselego. Il collettivo sceglie percorsi tortuosi della città per prodigarsi in velocità, equilibrio e fantasia. Nell’ultimo anno il gruppo ha avuto un giro di ragazzi e ragazze di ogni età intorno alla cinquantina di persone, il gruppo inoltre è aperto a chiunque sia interessato a misurarsi con questo sport spettacolare, che si svolge lungo apposite strade della città. Il parkour, tra l’altro, aiuta a riscoprire il proprio corpo e le proprie capacità: è un metodo dinamico e intelligente per confrontarsi con timori e blocchi personali. «Mi alleno da circa quattro anni», spiega Nicola, «anche se nei primi due credo di non essere progredito quanto avrei potuto, ma questo è dovuto al fatto che i primi due anni mi sono allenato quasi ed esclusivamente in palestra, perdendo un sacco di tempo. Attualmente mi alleno almeno tre volte a settimana, di cui due volte lavorando più su me stesso e almeno una volta a settimana offriamo un allenamento aperto a tutti, che viene regolarmente annunciato sulla nostra pagina facebook, Parkour Cagliari».
In cosa consiste il parkour? «Il parkour nasce in strada ed è lì che va praticato, la palestra può essere uno strumento per riscoprire il proprio corpo in sicurezza e imparare a muoversi, ma deve essere lasciato da parte in favore delle piazze e delle strade quanto prima». Che genere di allenamento svolgete? «Lo schema di allenamento è standard e si divide in quattro fasi: riscaldamento, condizionamento, tecnica e defaticamento, per almeno due ore di training totale. La domenica poi la dedichiamo a gite in montagna ed escursioni per un allenamento diverso dal solito, per riscoprire non solo noi stessi e la nostra capacità di muoverci in natura, ma anche per, in qualche modo, valorizzare a modo nostro i fantastici luoghi che ancora offre la Sardegna».
Quali sono i valori più rappresentativi del parkour? «Rispondo con due citazioni francesi molto care a noi traucer: “Etre et durer” (Essere e durare) e “Etre forte pour etre utile” (Essere forte per essere utile). La prima ci ricorda che ciò che facciamo è una campagna per la vita, dove l’allenamento quotidiano mira al farci diventare sempre più forti e precisi; bisogna ricordarsi spesso che gli attributi sono più importanti della tecnica: velocità, forza, equilibrio e resistenza sono tutti punti di forza che se allenati sopperiscono anche a una tecnica non perfetta; invece con una cattiva tecnica o anche una buona tecnica ma senza il giusto potenziamento e le giuste abilità anche il salto più semplice diverrà complicato. La seconda è ciò che probabilmente ci spinge a riunirci e ad allenarci in gruppo, essere forti per essere utili, per se stessi e per gli altri. Il parkour può essere per molti una via di fuga dalla strada, un nuovo modo di vedere le piazze, diverso dal solito aggregamento di amici che stanno buttati in strada senza uno scopo preciso».
di Roby Collu











