Cagliari, troppi codici rossi e decine di pazienti fanno la sauna nelle ambulanze al Ss. Trinità

Pieno carico per il pronto soccorso dell’ospedale di Is Mirrionis, dopo il triage tutti in attesa fuori, con i soccorritori costretti a turni lunghissimi: “Per un po’ d’aria fresca dovremmo tenere le ambulanze sempre accese. Servono più medici”. Dati alla mano, non va meglio nemmeno al Brotzu e al Policlinico: attese anche di 9 ore prima di essere visitati con arrivi da tutto il sud Sardegna. VIDEO


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Agosto si conferma un altro mese da incubo per quanto riguarda il caos sanità in Sardegna. Gran parte dei ricoveri avviene nella parte meridionale dell’Isola ed è sufficiente qualche codice rosso in più, rispetto al previsto, per portare di rimbalzo a lunghissime attese. Al fresco? No, a bordo delle ambulanze. L’iter è sempre lo stesso: arrivo, triage e attesa. Per quante ore? Se non si è un codice rosso, e il Santissima Trinità è arrivato a doverne gestire 4 in contemporanea nelle ultime ore, più una decina di codici arancioni e sette azzurri, anche otto o nove ore, fanno fede i dati del monitor pronto soccorso Sardegna in arrivo anche da Brotzu e Policlinico di Monserrato dove, in quest’ultimo caso, si è arrivati alla bellezza di venticinque pazienti, più o meno gravi, in standby senza sapere quanto avrebbero incontrato un dottore per l’eventuale trasferimento in reparto. E a farne le spese sono, in parallelo, anche i soccorritori. I volontari delle ambulanze diventano i “compagni di sauna” dei malati. A raccontarlo è uno di loro, fresco, per modo di dire, di intervento per un incidente nell’hinterland. Trasporta una donna ferita, un codice verde, nulla di estremamente grave ma l’attesa, tra umidità e dolori, è comunque snervante.

 

 

 

“Vedo i miei colleghi, stremati. Per avere un po’ di fresco, per noi e i pazienti, dovremmo tenere sempre accesa l’ambulanza, è impossibile”. Gli ultimi arrivi disegnano bene la geografia del caos sanitario: “Ambulanze da Quartu, San Sperate, Dolianova e Sarroch. Senza contare”, aggiunge il soccorritore, forte di un’esperienza pluridecennale, “che c’è anche chi arriva all’ospedale sulle sue gambe. Anche per lui il triage è assicurato al pari dell’attesa, lunga, in una sedia del pronto soccorso”. E la domanda, ancora una volta logica è scontata, è una: “Che cos’è che sta mettendo in crisi da anni la sanità della Sardegna?”. La risposta offre quanto meno uno spunto di riflessione: “Diversi fattori, uno è che abbiamo ancora troppi pochi medici in attività”. E le code per le cure, anche così, diventano eterne. E sudate, sudatissime.


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