Un giorno come tutti gli altri per chi dimora nel primo tratto di via Roma, sotto i portici proprio in prossimità del semaforo: sono le 16 circa e in tanti sono richiamati dalle urla di due donne. Una è senza la maglia, qualcuno tenta di farle indossare una veste bianca ma senza successo. L’altra, invece, si rotola in terra, quasi senza pantaloni: grida “vattene via” ma nessuno è accanto a lei. In tanti osservano a distanza quanto accade, l’ira della prima si rafforza e inizia a battere i pugni contro la serranda. A terra ci sono stracci, bottiglie, fazzoletti, talmente tanti che le persone non passano ma fanno il giro per poi entrare sotto i portici.
Arriva la sera, cala il buio, il suono dei tacchi di chi cammina elegante in quella storica passeggiata si alterna alle urla, ancora. Infinite. La città si popola sempre più, come ogni sabato sera ma non quei primi metri sotto i portici, che raccontano un’altra vita, un’altra storia. È tardi, qualcuno occupa il giaciglio preparato sotto l’altra serranda, a fianco a quella presa a pugni, e tenta di dormire. Perché per loro non è sabato ma un giorno come tutti gli altri in quel mondo parallelo che vivono a fianco alla movida, alle vetrine che mettono in mostra capi firmati e costoni e le luci di Natale, oramai imminente, per tutti, ma non per i residenti del primo tratto dei portici di via Roma.










