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Cagliari, tornano le Sentinelle: “Adozioni ai gay, matrimonio ko”

di Redazione Cagliari Online
24 Giugno 2017
in cagliari, centro-storico

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Tornano le Sentinelle in Piedi: appuntamento domani in piazza Costituzione a Cagliari, alle 18. Torna la contrapposizione sulle unioni civili e le adozioni ai gay, e in anteprima ecco il discorso col quale Emilio Ghiani aprirà la manifestazione di domani: ” Oggi siamo qui – e mentre noi siamo qui le Sentinelle in Piedi vegliano in altre 50 piazze – per denunciare pubblicamente una serie di minacce contro l’uomo in corso nella nostra società dalle quali è sempre più difficile dissentire senza essere accusati di oscurantismo o peggio di omofobia. Siamo qui per denunciare che la libertà d’espressione è sotto attacco, la famiglia è sotto attacco, la dignità stessa dell’essere umano è sotto attacco. Ma siamo qui sopratutto per difendere l’uomo da un attacco senza precedenti nella storia che mira a ferire la sua natura tramite il disegno di legge sulle unioni civili, il cui iter comincerà al Senato il 28 gennaio, che mira a colpire la famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna. – Come avevamo previsto il ddl è avanzato senza sosta e in barba ai processi democratici più banali. La velocità e le modalità con cui questo testo è stato approntato e portato in aula al Senato la dicono lunga sulle pressioni ideologiche delle lobby Lgbt, in spregio al milione di persone che il 20 giugno scorso ha invaso Piazza San Giovanni. Questo testo equipara al matrimonio le unioni tra persone dello stesso sesso e inoltre prevede che uno dei due partner della cosiddetta unione civile possa adottare il figlio biologico dell’altro, privando così il minore del suo diritto ad uno dei suoi genitori o entrambi. Non solo, proprio attraverso la Stepchild adoption si apre all’abominevole pratica dell’utero in affitto. Le Sentinelle in Piedi non possono accettare che la distruzione della famiglia sia oggetto di mediazione politica, perché non esiste mediazione con coloro che in modo ostinato stanno tentando di annientare l’uomo nella sua natura più intima. Ma anche venisse eliminata la stepchild adoption, il ddl sulle unioni civili sarebbe comunque inaccettabile, primo perché l’adozione sarebbe reintrodotta per via giudiziaria o imposta dall’Europa, ma sopratutto perché anche senza figli il riconoscimento giuridico di queste unioni indebolisce l’istituto matrimoniale, svilendone il significato e facendo passare l’idea che il compito procreativo ed educativo siano solo delle opzioni e non lo scopo dell’unione fra uomo e donna. Il matrimonio così sarà snaturato e non più compreso come necessario a garantire l’ordine delle generazioni, favorendo così alla morte della società. La famiglia, fondata sul matrimonio di un uomo e una donna è, infatti, la società naturale anteriore allo Stato, come sottolineato dalla nostra Costituzione, e a cui lo Stato concede diritti per il suo carattere pubblico e fondamentale per il benessere di tutta la società civile. Chi si sposa infatti si assume delle responsabilità reciproche e verso la prole, garantendo la continuità delle generazioni. Solo l’unione di un uomo e una donna è potenzialmente generativa e capace di garantire con il matrimonio un’educazione stabile di cui i figli hanno bisogno e di crescere cittadini in grado di accogliere le differenze e di contribuire al bene comune. Privare una persona della possibilità di essere educata secondo ciò che la natura ha stabilito è una violenza inaccettabile che impedisce una crescita sana, equilibrata e stabile della psiche umana. Consideriamo, dunque, questo ddl come un esperimento folle, al pari di quelli perpetrati dalle peggiori ideologie, perché si sta sperimentando un abominio sui bambini innocenti, compromettendo insieme al loro l’equilibrio di tutta la società. Il tutto solo in nome delle voglie e dei desideri di un gruppo sparuto di persone che pretende di essere voce di tutte le persone che, a causa di una ferita dell’identità o nelle relazioni, per moda, scelta o per qualunque circostanza sperimentano attrazioni per persone dello stesso sesso. – Siamo qui anche per difendere e ribadire la libertà dei genitori di poter educare i propri figli, denunciando l’ideologia gender che ormai è entrata nelle nostre scuole. Con il pretesto di voler combattere ogni tipo di discriminazione, nelle aule si confondono le menti dei più piccoli violando la loro identità, spiegando loro che chiunque può sentirsi maschio o femmina indipendentemente dal dato biologico e insegnando che non c’è differenza tra madre e padre. È questa un’altra discriminazione che non accetta le differenze tra uomo e donna e che svilisce la persona, impedendo la formazione della sua identità. Questa invasione, cominciata già da tempo, ora è aggravata dall’articolo 16 della legge sulla Buona Scuola che parla esplicitamente di insegnamento di genere, aumentando la confusione e legittimando de facto quanto abbiamo appena denunciato. A tutto questo abbiamo detto no più volte nelle piazze, siamo diventati testimoni nelle nostre case, sui luoghi di lavoro, incontrando, risvegliando altri cuori sopiti e generando un’amicizia aperta a ogni persona che voglia seguire la voce della retta coscienza e non soccombere a questo programma ideologico. Questo contagio di amicizia ha contribuito in Italia alla formazione di un popolo consapevole, un popolo che si è fatto vedere e sentire lo scorso 20 giugno, a Roma, in occasione della grande mobilitazione organizzata dal “Comitato difendiamo i nostri figli” e che tornerà in piazza San Giovanni il 30 gennaio prossimo. E’ sempre più evidente che le persone comuni sono pronte a prendersi lo spazio pubblico quando è in gioco qualcosa di grande e che la resistenza di popolo può fare la differenza. E’ innegabile dunque che anche noi qui oggi siamo preziosissimi per incidere sui percorsi legislativi, ma soprattutto sul risveglio delle coscienze sopite che ancora non si sono rese conto di quanto sta accadendo. È per tenere sveglie le nostre coscienze continuamente minacciate dalla mentalità dominante. Non smettiamo quindi di dire no al ddl sulle unioni civili, no al ddl sull’omofobia, no al gender nelle scuole, ma soprattutto sì alla famiglia, sì al diritto del bambino a crescere con un padre e una madre e sì ad una società che non cerchi di annullare le differenze tra uomo e donna, bensì ne valorizzi la bellezza. Tra poco gli amici del servizio d’ordine vi aiuteranno a disporvi, vi ricordiamo che la veglia è rigorosamente silenziosa, se qualcuno chiede informazioni lo potete mandare da me, non si risponde in alcun modo alle provocazioni. Non rispondiamo in alcun modo perché non esistono due fazioni contrapposte che si combattono. Sappiamo infatti che le contestazioni non sono che il risultato del grande inganno che questa legge, insieme a tutte le politiche Lgbt, alimenta: la presunta contrapposizione tra omosessuali ed eterosessuali. Una contrapposizione che non esiste. Le persone non sono definite da una pulsione sessuale, la prima e più grave discriminazione la compie chi si arroga il diritto di parlare in nome di una inventata e strumentalizzata “categoria di persone”. Ecco perché non rispondiamo alle provocazioni, perché chi provoca non è una Sentinella, chi non resta in silenzio non è una Sentinella chi non ha chiaro nel cuore che noi vegliamo soprattutto per chi ci contesta, che è accecato dall’ideologia, non è una Sentinella. La Sentinella risponde alle provocazioni soltanto con il silenzio, unico antidoto a questa nuova forma di dittatura, noi vogliamo dare voce a quel bisogno bruciante di verità, prima condizione per diventate uomini pienamente liberi, cioè veramente soddisfatti. Vegliamo in silenzio, affinché anche altri uomini, anche chi ci contesta possa cominciare a risentire quella voce e ad averne nostalgia. Lo facciamo pubblicamente per testimoniare che insieme si può vivere ancora così e che non c’è dispotismo che possa impedire all’uomo di essere libero senza il suo consenso”.

Tags: Cagliarimatrimoni gaysentinelle in piedi
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