Cagliari, studenti universitari sul piede di guerra. “Vogliamo più appelli per evitare di uscire fuori corso”: questa in sintesi la richiesta delle associazioni studentesche UniCa 2.0 e Studenti Ajò, nei confronti degli organi superiori dell’Ateneo cagliaritano, nello specifico del polo economico-giuridico-politico. Per giovedì prossimo, 10 luglio, alle 16.30 davanti all’aula Arcari di Giurisprudenza in viale Fra Ignazio, hanno organizzato una manifestazione.
“La protesta – scrivono gli studenti in un comunicato – nasce come soluzione estrema al termine di un anno di discussioni, assemblee e manifestazioni che riguardavano sempre la didattica universitaria. A seguito di decisioni prese dagli organi superiori del nostro ateneo e più specificamente della nostra facoltà (polo economico-giuridico-politico), decisioni che non hanno minimamente tenuto conto delle esigenze e delle aspettative dei ragazzi, ci siamo visti modificare “le regole in gioco”, con un palese rallentamento della carriera universitaria di ciascuno che porterà la maggior parte di noi ad uscire fuori corso”
I motivi della mobilitazione. “Partiamo dalla semplice richiesta di concedere a chi è ancora in corso due appelli in più in sessioni intermedie quali aprile e novembre, come si faceva sino al 2013, proprio per favorire l’uscita dall’università in tempi consoni: attualmente abbiamo 6 appelli nell’arco dell’anno accademico, il minimi previsto dal regolamento di ateneo. Uscire di corso non solo provoca un aumento considerevole delle tasse che non tutti possono permettersi, ma arreca danno anche all’ateneo, alle facoltà e ai singoli corsi dato che i finanziamenti vengono stanziati in base agli esami sostenuti in totale e al numero di studenti fuori corso. Ci sono poi le risposte che abbiamo ricevuto da presidenti, coordinatori e docenti, i quali o ci danno motivazioni talmente slegate non solo dalla tematica in questione, ma anche dall’organizzazione del nostro polo in generale, da apparire ridicole, o addirittura concordano con le nostre argomentazioni e le nostre motivazioni per poi affermare che comunque non ci sosterranno, il perché rimane un’incognita. La nostra protesta mira proprio a portarli a rendere note le vere motivazioni delle loro scelte che, paradossalmente ma chiaramente, mirano – si potrebbe dire – a favorire l’uscita di corso”.











