Un’influenza che, nei primi momenti, sembra “standard”, ma che poi aumenta: “Febbre alta, tosse e mancanza di gusto e olfatto. Ho informato il mio medico di base dei sintomi, a mio parere molto simili a quelli Covid. Non si è allarmato e mi ha dato qualche giorno di riposo, l’aerosol per la tosse e tre giorni di un antibiotico e tachipirina per far scendere la febbre”. Silvia Occhioni, impiegata 33enne cagliaritana ma residente a Selargius, ha rispettato il consiglio. Una settimana dopo, però, prima di tornare in ufficio, “ho eseguito il tampone rapido antigenico, per mia precauzione, pagandolo 55 euro: è risultato positivo”. La donna non si dispera e avvisa subito dell’esito il suo medico: “Ha immediatamente avviato la procedura di segnalazione all’Ats, era il ventinove ottobre. Mi ha detto che sarei stata contattata per il tampone molecolare”. Silvia Occhioni, da quel giorno, attende la telefonata dall’Ats.
“Sono passati venti giorni, ancora nulla. Ai numeri di telefono non risponde nessuno, nessuna risposta nemmeno alle email che ho inviato e il mio medico mi dice che non ha nessun tipo di riscontro”. In una delle email spedite, giovedì scorso, c’è l’ennesimo appello: “Buongiorno, mi chiamo Silvia Occhioni. Il mio medico di base ha inviato la segnalazione a voi il 29 ottobre e sono ancora in attesa di tampone. Potete gentilmente farmi sapere quando verrò chiamata? Grazie mille”. Cinque righe e mezzo ancora in attesa di risposta: “È scandaloso: sono bloccata a a casa da tre settimane, isolata, e magari non ho più nulla”.










