Lo sviluppo della città non può prescindere dalla qualità della vita dei suoi residenti. È il monito lanciato dal Comitato “Rumore no grazie”, che interviene con una lettera aperta a firma del presidente Salvatore Pusceddu dopo l’incontro del 1° settembre tra il sindaco Zedda e la Fipe. “Desidererei proporre alcune riflessioni in riferimento ai numerosi articoli che si susseguono in ordine alla visione futura della città, proposta dal sindaco Zedda, a seguito
dell’incontro con la Fipe tenutosi il 1°settembre scorso. A detto incontro è stato invitato anche il Comitato “Rumore no grazie”, il cui intervento, per ovvie ragioni di tempo puntualizzate poco prima, si è dovuto contenere nei canonici 5 minuti. Preliminarmente, osserviamo che la città non può essere considerata solo l’arredo esterno delle attività imprenditoriali, finalizzata solo a costituire il luogo di attrazione per le intraprese, poiché, fino a prova contraria, costituisce il luogo di vita quotidiana dei suoi residenti. Nelle varie sedi istituzionali si convocano i vari “portatori di interesse”, confermando che
possano essere compresenti interessi diversi, ma quando si tratta di valutare quelli dei residenti si fa finta di nulla, anzi si agisce, mediante una sagace attività promozionale e amministrativa, allo scopo di renderli sempre più marginali e poco seducenti. Sia chiaro che lo sviluppo della città trova concordi anche i residenti, a patto che esso non costituisca un elemento di rottura del necessario equilibrio, come lasciato accadere sino ad oggi. Il futuro, alla luce delle numerose interviste che si susseguono, si preannuncia ancora
peggiore, se trovasse concordi solo gli operatori economici, indubbiamente interessati, e gli amministratori cui residuerebbe il compito di rimuovere ogni possibile ostacolo verso l’illusorio paese del Bengodi. Per essere ancor più chiari: una parte non può pretendere di dettare le regole di vita per tutti, soprattutto se in contrasto con quelli che sono i precetti sistemici di gestione della vita pubblica, sanciti dalle norme civili e, financo, penali. Così come, non si può modificare il sistema generale semplicemente variando un articolo di
regolamento e contestualmente invocando l’esonero da responsabilità perché si è agito nell’ambito delle regole vigenti al tempo: Norimberga docet.
Se si assume che il Piano di Risanamento acustico, peraltro validato il 6 agosto scorso, ignori la convivenza tra attività e residenti e si agisca di conseguenza; se si pensa che il suolo pubblico non sia pubblico, ma privatizzabile e si agisca di conseguenza; se un regolamento vigente sia troppo restrittivo e si provveda ad annunciarne unilateralmente la modifica, ebbene, ci troviamo proprio in presenza di quella convergenza di parziali interessi che contrasta con la generalità degli interessi, con tutte le conseguenze del caso. Pertanto, dov’è la partecipazione tanto propagandata? Solo l’ennesimo annuncio? Nel frattempo, la città presenta il conto, quotidianamente e senza artifici dialettici”.











