Postano su facebook la foto ritoccata di un sofferente mentale. E la rilanciano sui social sbeffeggiandolo. E Roberto Loddo, tutore della vittima (un uomo di circa 40 anni, residente in un centro dell’hinterland cagliaritano) domani mattina si recherà in via Simeto a Cagliari a sporgere denuncia negli uffici della polizia postale: “Chiederò un risarcimento danni”. Nel mirino, oltre all’autore del post, anche chi ha condiviso e messo i like. “Ho i nomi di tutti loro. Li denuncio tutti quanti”.
“Un’assistente mi ha mostrato un meme che in cui si sbeffeggia il mio beneficiario che vive un’esperienza di sofferenza mentale, assieme ad con altre persone che stanno male per problemi legati all’alcool e alla tossicodipendenza”, racconta Loddo, “si tratta di una foto ritoccata a scopo di derisione che ha conquistato tanti like e tante condivisioni. In passato era già accaduto e li avevo avvertiti. Non possono capire il dolore che fanno provare a queste persone. Servono risposte più efficaci che solo con le denunce si possono avere”. Loddo chiederà al giudice un legale esperto per chiedere il risarcimento.
“Non avrei mai immaginato”, prosegue, “che dopo 40 anni dalla legge di riforma psichiatrica 180 (legga Basaglia, ndr) questo social media sarebbe stato utilizzato da persone spregevoli e prive di scrupoli che utilizzano foto di persone che vivono esperienze di salute mentale per generare spazi di derisione. C’è qualcosa di sconvolgente nel notare come il pubblico ludibrio a cui sono sottoposte queste persone fragili sia passato in centinaia di anni dalle realtà comunitarie arretrate e arcaiche dei “matti del villaggio” descritti da Foucault, alla realtà del web, in cui giovani nativi digitali, con una buona istruzione, e che talvolta si autodefiniscono progressisti scindano la loro identità personale dall’identità digitale, come se fossero due dimensioni separate, due mondi diversi in cui si confonde facilmente realtà e rappresentazione. Nella vita reale”, conclude, “si può far parte dell’associazione che tutela i diritti umani, militare in un partito di sinistra oppure occupare un centro sociale, e nella vita da web creare dei memes da utilizzare per un like in più con foto di persone che stanno male, scattate da uno smartphone che diventano virali senza il loro consenso”.












