Le padelle e i fornelli sono immacolati da settimane, e chissà sino a quando resteranno puliti. Tra le categorie più colpite dall’emergenza Coronavirus, anche a Cagliari, c’è quella dei ristoratori: sono stati tra i primi a dover abbassare le serrande prima di metà marzo, e non sanno quando potranno rialzarle. E poi, comunque, gli incassi non saranno sicuramente immediati: quando l’Italia sarà riuscita a contenere abbastanza il virus, infatti, bisognerà fare i conti con il timore, di più di qualche cittadino, di tornare a mangiarsi un piatto di spaghetti o una bistecca in questo o quel locale. Casse vuote, allo stato attuale, e il prestito del Governo Conte non viene visto come la migliore delle soluzioni, anzi: è appunto un prestito e, tra qualche anno, andrà restituito. Inoltre, stando alle possibili soglie massime, da una bocca all’altra dei ristoratori si sente uscire la seguente cifra: “Venticinquemila euro”, cioè il massimo che si può chiedere per avere la garanzia del cento per cento da parte del Governo. Ma il timore degli imprenditori è legato al dover rendere, tra qualche anno, ogni singolo centesimo ricevuto da Roma.
“Con 25mila euro ci pago gli F24 e l’Iva, e mi rimarrebbe poco”, tuona Francesco Zucca, 42 anni, titolare di un bistrot in via Tuveri a Cagliari. “Ho ristrutturato da poco il locale, migliaia e migliaia di euro spesi e ora, a emergenza finita, probabilmente dovrò dimezzare i coperti per far rispettare le distanze di sicurezza dei miei clienti. Ho avuto un calo degli affari del 99 per cento, io e mia moglie infatti prepariamo e stiamo consegnando a domicilio pasta fresca per chi ce la ordina. I miei dipendenti sono in cassa integrazione straordinaria, il Governo avrebbe dovuto darci soldi gratis. Come? Semplice, basta calcolare i mesi di chiusura, guardare quanto abbiamo fatturato nello stesso periodo dell’anno scorso e darci, cash, il totale, senza poi volerlo indietro”. Alessandro Depau, co-titolare del ristorante Il Bastione, condivide appieno le parole del collega: “Meglio i soldi a fondo perduto, così è solo rallentare i tempi, prima o poi questi 25mila euro dovremo renderli. Non so ancora se li chiederò, ciò che è certo è che dal dodici marzo scorso non battiamo un solo scontrino, visto che siamo chiusi. Ho dovuto pagare mille euro di bolletta elettrica, i miei dipendenti sono in cassa integrazione straordinaria. Ho sempre pagato tutto, perchè adesso che siamo in piena emergenza il Governo non ci tutela al massimo, dandoci soldi senza volerli poi, nuovamente, indietro?”.









