La villa di Renato Soru a Bonaria, la grande casa tutta bianca in uno dei più prestigiosi quartieri cagliaritani, è stata pignorata dalla banca Intesa San Paolo a causa di un contenzioso su un mutuo chiesto da Soru nel 2016 per estinguere un debito da 7 milioni di euro con il fisco. Una vicenda per la quale Soru era stato imputato in un processo penale per evasione fiscale, poi assolto con sentenza diventata definitiva nel 2017. I legali stanno ora cercando un accordo con l’istituto di credito per risolvere la questione.
L’ex europarlamentare si era rivolto a Intesa San Paolo per ottenere un prestito e chiudere subito i conti con il fisco: nel 2016 fu condannato in primo grado a tre anni di reclusione dal giudice del tribunale di Cagliari Sandra Lepore. In appello la sentenza fu ribaltata dal giudice Claudio Gatti:
per tre capi d’imputazione Soru era stato assolto “perché il fatto non costituisce reato”, per altri due “perché il fatto non sussiste”. Per i giudici di secondo grado, dunque, Soru non evase le tasse per 7 milioni ma tutti i problemi col fisco furono dovuti solo a errori materiali. A quel punto Soru decise di estinguere il debito con l’agenzia delle entrate, chiese il prestito alla banca accendendo un mutuo e sanò la sua posizione a maggio 2016, l’anno prima della sentenza d’appello che poi fece cadere tutte le accuse.
Quattro anni fa sarebbe nato un contrasto con la banca sulle modalità di restituzione del mutuo, e da qui la decisione di pignorare la villa. L’inchiesta a carico di Soru era nata da un servizio di un programma di Michele Santoro sulle imprese italiane che avevano società estere.









