Quasi 40 mila euro di risarcimento. È quanto due anziani coniugi di Stampace hanno ottenuto nella causa vinta contro un noto locale notturno cagliaritano che con la propria attività ha turbato il riposo dei due nonnini per anni e ha fatto anche diminuire il valore commerciale dell’immobile. Una sentenza che ora incoraggia i comitati cittadini da anni in lotta contro la malamovida nel centro storico di Cagliari
Pietro Tiddia e Maria Grazia Magnoni sono i due protagonisti della vicenda. Per anni hanno vissuto felici nella propria abitazione di via Angioy. Fino all’apertura del Beer Garden, amatissimo locale frequentato dai giovani, al piano terra del palazzo. Già nel 2015 si erano lamentati coi titolari del pub per il baccano proveniente dalla cappa aspirante e dai motori dei frigoriferi e per la musica assordante e gli schiamazzi degli avventori, anche all’esterno dell’attività. Fastidio espresso anche per le esalazioni e gli odori sgradevoli provenienti dalle cucine.
Nel gennaio 2016 i tecnici dell’Arpas su richiesta del Comune di Cagliari avevano rilevato nell’abitazione dei coniugi “il superamento del limite differenziale tra il livello di rumore ambientale e quello complessivo”.
Nel 2018 Tiddia e Magnoni si rivolgono all’avvocato Sergio Deiana, mandano le carte in tribunale e fanno partire il processo, durato 4 anni.
E si arriva così alla giornata di ieri quando il giudice stabilisce che le immissioni di rumori e le esalazioni dalle cucine, “protratte per un lungo periodo di tempo ed in misura ampiamente superiore al limite della normale tollerabilità” hanno causato “un pregiudizio agli attori sotto il profilo dal danno biologico in ragione dello stress psico-fisico patito da entrambi i coniugi ed in particolare dalla Magnoni. Nel caso di specie, può ritenersi acquisita la prova…anche del fatto che le immissioni acustiche e le esalazioni avessero inciso sulla vivibilità dell’abitazione, sul riposo notturno e sulla vita di relazione, coincidente con la impossibilità o maggiore difficoltà di svolgere le attività quotidiane”.
Non solo. La sentenza che ha anche deliberato che “al danno biologico deve essere sommato il danno patrimoniale consistente nella ridotta utilizzabilità dell’immobile per le attività quotidiane, con la conseguente diminuzione anche del valore commerciale in ragione delle immissioni rumorose e delle esalazioni soprattutto in periodo notturno”. Cioè il locale ha dovuto risarcire i proprietari dell’immobile per la svalutazione causata dal rumore e dagli odori sgradevoli.
Il risarcimento ammonta complessivamente a 37 mila euro. «Centinaia di segnalazioni a tutti gli enti possibili: il mio cliente è vittima di stalking giudiziario », spiega Ivan Sanna, legale della società Maravilla & Partners, titolare del locale notturno, «nella zona ci sono tanti altri locali, vinerie, sushi, gelaterie eppure tutta l’attenzione si è concentrata sul Beer Garden che oltretutto aveva le concessioni per i tavolini all’angolo tra vico Carlo Felice e il largo Carlo Felice, distante dall’abitazione. Questa è una condanna ideologica che si basa anche su documenti che non sono stati notificati al mio assistito. E non esiste nemmeno la relazione tra gli eventi e la patologia. Quanto ai livelli del rumore, le stesse carte ammettono che sono stati superati i livelli solo in base all’interpretazione delle norme. Per tutta questa vicenda il mio cliente è stato costretto ad abbandonare l’attività».
«Abbiamo ottenuto una vittoria importante», ha dichiarato al quotidiano L’Unione Sarda legale Sergio Deiana, legale dei due anziani, «con l’auspicio che sempre più cittadini, ormai estenuati, vedano tutelata la propria salute».











