Altro che movida d’oro, a Cagliari in dieci anni chiusi quasi 800 locali

In fumo 2 mila posti di lavoro tra bar, pub e ristoranti. I dati aggiornati al 2019 certificano una situazione da incubo: la mortalità delle imprese è doppia rispetto alla natalità. Ecco tutti i dati


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Negozi e imprese artigiane: mortalità senza fine a Cagliari. Persi oltre due mila posti di lavoro e circa 800 imprese. Secondo il comitato No rumore, che ha pubblicato i dati della Camera di Commercio di Cagliari, la colpa va anche “al caos del Centro storico tra inquinamento acustico e  perenne inerzia degli amministratori civici.

La moria di piccole  imprese non conosce sosta nella città di Cagliari”, prosegue Enrico Marras di No rumore, “se l’attenzione viene rivolta al settore dei pubblici esercizi, da anni nell’occhio del ciclone per l’inquinamento acustico ambientale, l’anno 2019, come tutti gli anni del secondo decennio del secolo, registra un saldo negativo tra iscrizioni di nuove imprese (36) e imprese che hanno cessato l’attività (77).

La mortalità dei pubblici esercizi procede a un ritmo che è doppio rispetto alla natalità. Un processo che appare inesorabile e inarrestabile: negli anni 2011- 2019 le imprese che hanno cessato l’attività hanno raggiunto la ragguardevole cifra di 755 di contro a quelle, meno della metà, che hanno visto la luce nello stesso arco di tempo (365). Il saldo negativo è di 390 unità d’imprese a cui corrisponde in termini occupazionali la perdita di circa   1.200   posti   di   lavoro   fra   titolari,   coadiuvanti,   dipendenti.   Un   vero   smacco   per l’economia urbana.

Questa realtà, preoccupante per una media città come Cagliari, sfugge agli osservatori disattenti ed occasionali sotto l’apparenza ingannatrice di un Centro storico che pullula nel caos più disordinato di una selva di pubblici esercizi che nascono e muoiono a un ritmo che non ha precedenti nella storia della città. Tanto che la vita media delle imprese   si   aggira   intorno   ai   quattro-   cinque   anni.   Una   realtà   amara   che   porta   alla conclusione che la ricchezza che queste imprese distruggono è più di quella che creano.

D’altronde la perdita di 390 imprese e di 1.200 posti di lavoro non lascia spazio a nessuna congettura di comodo. Se a ciò si aggiungono il dramma dell’inquinamento acustico (col corollario   di   malattie   gravi   e   invalidanti   che   ne   conseguono),   la   fuga   dei   residenti (soprattutto dei più abbienti) verso ambiti urbani più vivibili (anche fuori dalla città), la trasfigurazione del Centro storico dove agli eredi di una secolare storia urbana subentra (in modo caotico e per costrizione)   un esercito di bisognosi e di disperati ai quali non è possibile offrire una seria speranza (Cagliari è fra le città d’Italia da cui più numerosi scappano i giovani), appare chiaro e illuminante che occorre cambiare radicalmente le politiche disastrose di questi anni in materia di tutela ambientale e di tutela della vita da ogni forma di inquinamento, in materia di qualificazione sociale e di sviluppo economico.

Politiche che non possono trascurare l’apporto delle piccole e medie imprese, rifuggendo dal lassismo e dal vuoto culturale di questi ultimi dieci anni. In questi giorni sono circolati dati difformi da quelli qui presentati sull’universo dei pubblici esercizi in città ma si tratta di dati “grezzi” che non rispecchiano il dinamismo delle iscrizioni e delle cessazioni e quindi fuorvianti e inattendibili.

Se,   poi,   l’analisi   viene   rivolta   a   un   altro   dei   comparti   che   ha   sempre   caratterizzato l’economia urbana, anche nel campo artistico, e cioè l’artigianato, il risultato è ugualmente allarmante. Negli anni considerati (2011-2019) il numero delle imprese cessate ha raggiunto la ragguardevole cifra di 1.785, ben oltre quella delle nuove iscrizioni che si è fermata a 1.256. Con un saldo negativo, dunque, di 529 imprese e la perdita di circa 1.000 posti di lavoro. Uno dei settori dell’economia urbana che sino ad una decina d’anni fa contava oltre 3.000   imprese   con   sei-settemila   addetti   è   entrato   in   panne   nell’indifferenza   più irresponsabile di chi ha governato la città. Pur nella consapevolezza che le soluzioni non sempre sono a portata di mano. La crisi dell’artigianato annulla la trasmissione di saperi acquisiti nei secoli, e persino millenni, di sacrifici e sperimentazioni che hanno segnato e caratterizzato la cultura  materiale della città di Cagliari  e della Sardegna, rendendola distinguibile anche in terre lontane. Sarà così ancora domani? Cicerone diceva che “la storia è testimone dei tempi e maestra di vita”, avremmo modo di verificare anche con i nuovi amministratori civici. La delusione è già dietro l’angolo. Lieti di essere smentiti”.


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