Le ha contate: “Ottanta telefonate, una media di quaranta al giorno per due giorni”. Veronica Ruggeri, giovane cagliaritana, sta già vivendo l’odissea del mancato arrivo dei soldi dell’Inps per la madre, disabile grave. Negli ultimi giorni si è aggiunto un altro dramma: “Il 30 settembre sono scaduti i piani terapeutici. Ho chiamato 15 giorni fa per rinnovarlo, e per quanto ancora dopo mesi la neurologa di competenza sia andata via e non ne sia stata assunta un’altra, mi hanno assicurato che quella in carica avrebbe rinnovato il piano e mi sarebbe arrivato via email come sempre è accaduto in questi due anni di Covid”. Così, però, non è capitato, e per Maria Chiara Ramo, la sessantottenne bisognosa dei medicinali, si è fatta durissima: “Sono la sua tutrice legale”, ricorda la figlia. “Ogni volta che ho telefonato mi ha risposto sempre l’addetto al centralino, gentilissimo, ma non sono mai riuscita a parlare con nessuno del reparto di Neurologia. Il farmaco era già finito”. Alla fine, presa dalla disperazione e dalla paura che le condizioni della madre potessero peggiorare, ha preso una decisione molto forte.
“Ho telefonato ai Nas. Mi hanno chiesto il nome mio e di mia madre, le nostre date di nascita e, dopo appena venti minuti, mi hanno ricontattata dicendomi che avevano parlato con il primario del reparto”, prosegue Veronica Ruggeri. “E, magicamente, dopo pochi minuti ho ricevuto via email tutti i documenti utili ad avere dei medicinali che non posso acquistare, in quanto sono speciali, e che posso ottenere solo con la prescrizione dell’ospedale tra le mani”. Odissea lunga ma, dopo addirittura una chiamata al nucleo antisofisticazioni e sanità, finita: “Spero solo che non ricapiti, in gioco c’era la salute di mia mamma”.












