di Paolo Rapeanu
Un’altra storia che, stando a quanto raccontato a Cagliari Online, ha il “sapore” delle attese infinite al Pronto soccorso del Santissima Trinità. Stavolta, però, non si tratta di una “corsa” all’ospedale perché è il primo posto al quale si pensa: “Dopo due settimane di dolori lancinanti, il nostro medico di famiglia ci ha detto che, per nostro figlio di 25 anni, l’unica opzione rimasta era l’ospedale”, racconta Consuelo Poddisci. Quarantaquattro anni, di San Sperate, è lei a portare suo figlio sino al Santissima Trinità “il 6 giugno scorso. Siamo arrivati alle 16:30, lui era piegato in due dai dolori allo stomaco. Un’infermiera l’ha fatto accomodare dentro, su una sedia. Due ore dopo, però, non gli avevano ancora fatto nulla, spiegano che, come livello di gravità, poteva essere al massimo un codice verde, se non addirittura bianco”.
Il ragazzo, stando al racconto-denuncia della madre, avrebbe continuato a contorcersi dai dolori: “Dopo circa otto ore di attesa, a mezzanotte passata, si sono finalmente decisi a trasferirlo nel reparto adatto. È rimasto ricoverato per dieci giorni, ed è riuscito ad evitare l’operazione chirurgica grazie a una cura massiccia di antibiotici. È vergognoso”, dice, ancora arrabbiata nonostante siano passati due mesi, la Poddisci, “che una persona che sta male, e che arriva all’ospedale su direttiva di un medico, venga visitata e aiutata dopo tutte queste ore”.










