Gli studenti disabili delle scuole superiori del Cagliaritano hanno le ore tagliate, in media, del trenta per cento. In parallelo, le educatrici che si sono viste ridurre il carico di lavoro, per quanto seguendo più ragazzi arrivino comunque alle trenta ore settimanali, sono in difficoltà. Lo stipendio massimo? Circa novecento euro, se tutto va bene: cioè se non ci sono ore che saltano per assemblee o gite. In quel caso, la paga mensile crolla e si attesta tra i quasi 500 e i settecento euro. Sono proprio loro, le educatrici, a raccontarlo durante la protesta davanti agli uffici della Città Metropolitana. Roberta Colizzi fa l’educatrice al Pertini di Cagliari: “Ho un contratto determinato, faccio solo 9 ore settimanali anzichè ventuno, ho avuto una riduzione notevole. I casi che mi sono stati assegnati hanno avuto un taglio notevole”, spiega. “Il mio stipendio non è lo stesso dell’anno scorso, nemmeno quelli dei miei colleghi a tempo indeterminato. Per garantire lo stesso monte ore hanno dovuto prendere più casi. Ora, per arrivare a 35 ore settimanali devono seguire sette ragazzi. A marzo la Città Metropolitana sapeva già dell’aumento dei casi, non si è organizzata per chiedere i giusti fondi e si è creato un disservizio per i ragazzi e per noi lavoratori. E la crisi colpisce anche noi, tra rincari di bollette e varie spese: sono una mamma in maggiore difficoltà economica rispetto all’anno scorso”.
Altra educatrice, Patrizia Fenu: “Nel mio caso le ore sono state rispettate ma devo seguire 4 alunni anzichè due, per fortuna tutti nello stesso istituto, il Motzo di Quartu”. Ogni disabile ha le sue esigenze: “Il carico di lavoro è totalmente diverso, lavorare in queste condizioni è stressante e i genitori degli alunni lamentano il cambio degli educatori, per loro è un grosso disagio, molto sofferto. E, se la Regione stanzierà nuovi fondi, dovremo lasciare gli attuali ragazzi. C’è chi, tra noi, non fa tutte le ore previste in caso di gite o assemblee d’istituto, non arriviamo a 500 euro. Il massimo è di novecento euro al mese e non è tanto, tra mutui affitti e auto da pagare. Nei prossimi appalti bisogna mettere altre regole, noi siamo professionisti da tutelare”.











