La quarantesima candelina l’hanno accesa lo stesso, per festeggiare un traguardo destinato a rimanere storico. La fiammella, però, si è subito spenta a causa delle loro lacrime. Quelle della settantina di volontari dell’Avis che a turno, dal 1984, hanno guidato le due ambulanze a Cagliari. Il primissimo servizio del 118 si chiude tra tristezza e polemiche. Sono stati i vertici dell’Avis ad annunciare la fine del servizio di soccorso agli stessi soci e all’Areus, e i motivi sono di natura economica. Troppo costoso tenere attive le due ambulanze, l’Areua ha già spedito la comunicazione per riavere indietro strumentazione, documenti e tablet. La notizia è stata data pubblicamente dagli stessi volontari con un lungo post su Facebook: “Abbiamo presentato ricorso all’Avis nazionale ma ormai è troppo tardi, tutte le carte legate all’interruzione del servizio”, spiega a Casteddu Online uno degli storico volontari, Donatello Zizzi. Ecco, di seguito, il lungo post di commiato.
“Non avrei mai voluto scrivere un post del genere, perché la situazione capitata ai soccorritori dell’Avis Comunale di Cagliari è umanamente triste e senza senso. Alcuni componenti del consiglio direttivo dell’Avis comunale di Cagliari, in maniera incomprensibile e dettata solo su una supposta insostenibilità economica (tra l’altro non provata) e su una interpretazione del tutto strumentale in merito alla missione esclusiva dell’associazione intesa solo nella raccolta del sangue, hanno pensato bene di prendere una decisione completamente scellerata e vuota di quel sentimento di volontariato che dovrebbe essere insito per chi si ritiene “Volontario”: chiudere dopo quarant’anni il servizio di sanitario/emergenza del volontari del soccorso, un servizio altamente meritorio e formato da donatori di sangue e soci collaboratori che, per motivi sanitari, non sono idonei alla donazione. Circa 40 anni fa, un gruppo di “visionari” donatori di sangue, in maniera forse inconsapevole di quello che poi sarebbero diventati, “posero la prima pietra” di quel senso di responsabilità verso la popolazione e diventare anche soccorritori. Furono i pionieri a Cagliari, insieme alla Misericordia di Cagliari, del futuro servizio di soccorso con ambulanze, quando i soccorritori non indossavano ancora le divise che siamo abituati a vedere oggigiorno, ma sopra gli abiti civili, mettevano un semplice camice bianco.
Ancora non esisteva il sistema 118. Successivamente, da questa costola di volontari del soccorso, nacquero molte altre associazioni di volontari del soccorso e che ancora ora prestano questo servizio sul territorio, sicuramente necessario ed altamente meritorio. Certo, la missione dell’Avis è la raccolta di sangue, assolutamente necessaria in particolare nella nostra regione. Ma non può passare in secondo piano l’attività del soccorso sanitario che, con il nome ben visibile sulle ambulanze, in questi 40 anni i nostri soci donatori e collaboratori hanno fornito in maniera assolutamente gratuita, con altissimo spirito di sacrificio, dedizione e, alcune volte, togliendo del tempo alla propria famiglia; e tutto questo per continuare ad assicurare e collaborare con il servizio sanitario regionale per supportare la popolazione. Per tutto questo, ritengo che, oltre un grave danno d’immagine per l’associazione, questa decisione è un pesantissimo danno per tutta la cittadinanza cagliaritana. Nei nostri 40 anni di attività abbiamo svolto il servizio di emergenza 118 in convenzione con Areus, assistenze sportive, manifestazioni culturali, attività organizzate dal Comune di Cagliari, trasporti infermi. I nostri istruttori, apprezzati anche dalla centrale operativa, ha formato centinaia di soccorritori e prestato il loro impegno anche presso Istituti scolastici, cercando di sensibilizzare al dono del sangue e insegnando le varie tecniche di primo soccorso. Non è il momento di indicare l’elevatissimo numero degli interventi in emergenza 118 e le persone soccorse e, alcune, rianimate e riconsegnate ai propri familiari. Non è il momento di autoincensarsi. Penso solo che di decisioni sbagliate se ne possono prendere, ma di cantonate e decisioni incredibilmente sconsiderate non si possono accettare. Ritenere il servizio offerto dai soccorritori volontari del soccorso non prevalente ed “un peso” questo lo trovo inaccettabile e povero di spirito di volontariato. Togliere alla città di Cagliari una delle prime associazioni di volontari del soccorso è indecoroso. Io sono un donatore di sangue ed anche volontario del soccorso da 20 anni, ho formato numerosi soccorritori in questi ultimi 10 anni e vivere questo momento insieme a loro è veramente triste. Ma sono triste e profondamente dispiaciuto anche per chi ha preso questa decisione; l’Avis comunale di Cagliari è certamente formata soci donatori di sangue il cui gesto è veramente meritorio, ma esiste anche un’attività parimenti meritoria, quella dei soci donatori e collaboratori che sono anche volontari del soccorso, attività che ha avvicinato all’associazione un altissimo numero di nuovi donatori di sangue nei quarant’anni di servizio. Ai miei colleghi non posso che ringraziarli tutti, il gruppo di “temerari” che quarant’anni fa hanno creduto in questa attività, a quelli che ci hanno dato una mano negli anni passati, a quelli attualmente operativi ed agli allievi che stavano frequentando il corso iniziato a febbraio scorso ed ai quali chiedo personalmente scusa. Ai miei colleghi soccorritori che, nonostante abbiano avuto la scellerata notizia qualche settimana fa, non si sono tirati indietro per assicurare anche gli ultimi turni per il bene della cittadinanza cagliaritana, rivolgo il mio ringraziamento e un fortissimo abbraccio. Vi voglio bene. Gli “ex volontari del soccorso” di ALPHA 103 salutano la città di Cagliari”.