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“Cagliari, ecco come con la Mindfullness si possono battere anoressia, obesità e fame nervosa”

di Redazione Cagliari Online
22 Gennaio 2018
in area-vasta, rubriche

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“Cagliari, ecco come con la Mindfullness si possono battere anoressia, obesità e fame nervosa”

LA PRESENZA MENTALE (MINDFULNESS) E IL RAPPORTO CON IL CIBO. INTERVISTA ALLA PSICOLOGA, PSICOTERAPEUTA e Istruttrice Mindfulness LAURA CAPPAI

a cura di Raffaella Aschieri (@dietistamenutrix)

Il rapporto individuale che ciascuno di noi ha con il cibo e l’alimentazione ha una origine profonda e antica. Se scientificamente sappiamo, già da qualche decennio, che il nostro gusto personale e le affinità verso certi sapori o, al contrario di repulsione, ha una causa genetica e si forma durante la gestazione stessa dell’individuo; antropologicamente sappiamo che la società delle produzioni e dei consumi alimentari, nel suo complesso con fini strumenti persuasivi, ha il potere di determinare le nostre scelte alimentari e di condizionare – anzichè educare – il nostro gusto e di costruire un rapporto personale col cibo non sempre soddisfacente per la propria salute tanto da generare malattie che portano oggi il nome generico di “disturbo alimentare”.

Fra queste le piu’ note sono sicuramente Anoressia e Bulimia ma, piu’ comune per numero, c’è sicuramente l Obesità e il Sovrappeso. Ravvedersi e seguire una dieta per riconquistare un rapporto equilibrato e sano con il cibo, seguiti dai nutrizionisti esperti, puo’ non bastare per rieducarci a uno stile alimentare corretto ed ecco che, è a questo punto, che entra in gioco la psicologia con la “Presenza Mentale” ovvero la “MINDFULNESS”. Sentiamo cosa ne pensa la  Dottoressa Laura Cappai Psicologa e Psicoterapeuta cagliaritana consulente e formatrice in ambito Benessere Organizzativo e di Gestione dello stress. Istruttrice di Mindfulness certificata presso la Scuola di Terapia Cognitiva.

Cosa è la MINDFULLNESS ? Dove nasce?

Mindfulness è la traduziuone inglese del termine consapevolezza intesa come un atteggiamento di profonda immersione nel momento presente e in maniera non giudicante. È solo in tempi recenti che la pratica Mindfulness è stata studiata e validata scientificamente come tecnica dalle proprietà terapeutiche per la mente e il corpo, ma la sua origine va rintracciata più di 2500 anni fa nell’antica tradizione buddhista. Le sue applicazioni nella medicina e nella psicologia odierna sono molteplici: dalla riduzione dello stress, dell’ansia, della depressione, alla terapia del dolore cronico, delle malattie fisiche e psicosomatiche.

Su quali principi si basa?

Attenzione intenzionale; molte delle cose della nostra vita vengono fatte senza prestare una attenzione specifica, attivando una specie di pilota automatico. Questo può essere molto funzionale quando dobbiamo fare le cose velocemente ma può diventare molto disfunzionale quando il nostro “pilota automatico” utilizza schemi poco aggiornati o pregiudiziali. Consapevolezza; l’attenzione non è sufficiente se non viene mantenuta con la messa a fuoco, la tranquillità e la concentrazione. Consapevolezza significa praticamente percepire, con la maggiore ampiezza di sfumature possibili, cosa stiamo sperimentando percettivamente, nel preciso momento in cui lo sperimentiamo, rimanendo presenti all’esperienza. Un processo che dovrebbe essere naturale ma che possiamo aver trascurato e, in parte, perduto. Questa pratica di consapevolezza struttura una profonda conoscenza di se stessi: diventa, di fatto, una conoscenza basata sull’esperienza sensoriale che permette di comprendere chi siamo veramente, al di là delle idee che abbiamo su di noi. Momento presente, momento per momento; il presente, con la sua mutevolezza e ricchezza di sfumature, è l’unico tempo in cui possiamo avere una esperienza. Il passato è ricordo, il futuro è aspettativa ma solo il presente ci permette di avere una esperienza reale e ci permette quindi di cogliere le opportunità e i punti di svolta che la vita ci offre. Se siamo nel passato o nel futuro rischiamo di non accorgerci delle opportunità presenti. Senza giudicare; la nostra tendenza prevalente, nel muoverci nel mondo, è di pensare a cosa dobbiamo fare. I nostri pensieri si basano sulle nostre esperienze passate, sulla nostra cultura, sulla nostra conoscenza delle cose ma sono una parte delle informazioni necessarie per fare delle buone scelte. Inoltre se abbiamo avuto “brutte esperienze” rischiamo di avere “brutti pensieri” che possono limitare la qualità delle nostre risposte. Sospendere il giudizio significa lasciare spazio ad un’altra conoscenza di noi e del mondo.

Quali sono gli effetti positivi della MINDFULNESS?

La mindfulness, nel protocollo strutturato da Kabat Zinn che si chiama MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction), cioè Riduzione dello Stress basato sulla Mindfulness, è stata utilizzata su diversi campioni di persone con problemi sia fisici che psichici. Lo stress è centrale per comprendere come l’efficacia della mindfulness è sia sul versante fisico che psichico. Infatti lo stress prolungato può produrre sintomi fisici o psichici o entrambi, a seconda delle diverse vulnerabilità individuali. Sono scientificamente dimostrati i risultati nei disturbi psicosomatici, nell’ipertensione, nella psoriasi e nei disturbi della pelle, nel trattamento del dolore cronico, nell’insonnia, come terapia complementare nelle patologie oncologiche, nella riabilitazione cardiologica in generale, nell’ansia, depressione e prevenzione delle ricadute depressive e nei problemi di regolazione emotiva. Negli Stati Uniti e in Francia il protocollo è parte integrante dei servizi riabilitativi di molti reparti ospedalieri. In America è presente in oltre 250 presidi ospedalieri ed è insegnato in molte università.

Cosa significa consapevolezza alimentare basata sulla MINDFULNESS?

Nello specifico, la Mindfulness applicata all’alimentazione si è dimostrata efficace nel trattamento dei disordini alimentari, nei casi di “fame nervosa” o “fame emotiva”, e in tutti i casi in cui ci sia la necessità di risanare un rapporto alterato con il cibo. La Mindful Eating si basa su una serie di esercitazioni di alimentazione consapevole e sulla pratica meditativa quotidiana, focalizzandosi in particolare sulla consapevolezza di sé, sull’auto-accettazione, sulla compassione non giudicante e sulla disattivazione del cosiddetto “pilota automatico”, ovvero quella modalità comportamentale inconsapevole che non ci permette di vivere pienamente l’esperienza del momento presente. Capita spesso, ad esempio, durante le giornata di essere impegnati in una qualsiasi attività (guidare, cucinare, mangiare, fare esercizio fisico…) e di avere la mente da tutt’altra parte, magari a ripensare ad eventi del passato oppure a programmare azioni future. Ma questo stato mentale continuamente impegnato in un’altra dimensione temporale, oltre a farci spendere molte energie, restringe la nostra percezione del presente, del “qui ed ora”, che è l’unica dimensione nella quale dovremmo immergerci, essendo quella in cui si svolge la nostra vita: noi viviamo nel presente! Quando mangiamo in modo mindful, focalizzandoci sui nostri canali sensoriali, siamo in grado di ricavare tutto il piacere che deriva dal cibo che stiamo consumando e in questo modo nutriamo non solo il nostro fisico, ma anche la nostra mente che, invece di vagare nel passato o nel futuro, è pienamente connessa con il corpo.

Ci puo’ raccontare, anche brevemente, un caso specifico risolto con la MINDFUL EATING?

Ho fatto di recente l‘esperienza di un training Mindful Eating in modalità individuale, con una persona obesa che soffriva di abuffate incontrollate. Necessario e fondamentale un diario attento e puntuale diviso per pensieri, sensazioni correlati ai pasti e soprattutto alle abbuffate. E‘ stata una esperienza importante: la base fondamentale era il cercare di non essere critici e giudicanti, ma accogliere in maniera aperta e genuina tutte le sensazioni che si percepivano attraverso i sensi. Soprattutto durante i pasti e le abbuffate. La persona, nel training in studio, veniva invitata a fare delle prove che poi avrebbe eseguito da sola: chiudere gli occhi per qualche istante e focalizzare l’attenzione sul respiro, dopodiché seguire le indicazioni procedendo molto lentamente, concedendosi tutto il tempo di cui aveva bisogno per divenire consapevole delle sue percezioni. La compilazione del diario alimentare ci ha permesso di entrare in quel mondo di vissuti interni correlati al cibo. Un modo per scaricare l’ansia per alcuni, il senso di solitudine per altri e molto altro ancora. Gli incontri settimanali dei primi 3 mesi si sono pian piano diradati nel tempo permettendo alla persona di affrontare una dieta bilanciata e di eliminare (ad oggi) totalmente le abbuffate incontrollate.

Tags: anoressiacibo
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