Esce dopo tre ore di dibattito dal tribunale di Cagliari e ha voglia di dire la sua, la “Iena” Filippo Roma. Il caso è spinoso: a processo per diffamazione dopo un servizio andato in onda su Italia 1 nel 2016, nel quale Roma ha dato spazio ad uno straniero, Yacine Bourabia, che ha accusato di essere sull’orlo del fallimento per dei lavori, svolti in due chiese, e mai pagati dai parroci: la chiesa del Carmine a Cagliari, guidata all’epoca da don Antonino Mascali, e quella di Muravera, seguita da don Emilio Manca. Nel servizio, Filippo Roma è andato a parlare con i due religiosi, e già pochi giorni dopo la messa in onda nella rete Mediaset i legali dei parroci avevano accusato la “iena” di aver fatto un servizio “a senso unico”. L’imprenditore algerino sosteneva di essere in debito di 43mila euro Mascali e di 42mila con Manca. Poi, però, le indagini hanno portato ad altri sviluppi. I due religiosi hanno fatto lavorare i loro legali e, nel 2019, la pm Rita Cariello ha chiesto il rinvio a giudizio per Bourabia e Roma. Il reato? Articolo 595 del codice penale, diffamazione. Davanti al pm Giuseppe Sanna, stando a quanto trapela, Roma ha precisato di esere solo l’inviato e non l’autore del servizio, invocando la libertà di fare le domande che vuole. Prima, è stato sentito l’algerino, che ha ribadito che deve ancora ricevere circa quarantamila euro dai due religiosi.
“Si era lamentando di pagamenti non completi, avevo chiesto conto ai religiosi ma non ottenni risposta. Il servizio è andato in onda e oggi sono qui per diffamazione”, spiega Roma. Insomma, ma è vero che i due parroci non avrebbero pagato quanto dovuto all’imprenditore? “Nella sostanza sì, aspettiamo l’esito del processo”. Una “iena” in un’aula del tribunale è un fatto quanto meno curioso: “Sono i rischi del mestiere. Non ho mai ricevuto nessuna condanna penale per diffamazione dopo quasi seicento servizi, sinora incrociando le dita è andato tutto bene, Le querele sono state tantissime”. Nell’aula del palazzo di giustizia di Cagliari, Filippo Roma ha incrociato lo sguardo di don Manca: “Ci siamo solo salutati, con educazione”. L’inviato del programma di Itala 1 è, nonostante tutto, abbastanza sereno: “Decideranno i giudici, ma se ho fatto quel servizio un motivo c’era”. Prossimo round l’11 maggio, quando sarà ascoltato l’autore televisivo Gabriele Paglino. L’avvocato Gianluca Grosso, che tutela don Mascali, osserva: “Ritengo che il mio assistito e l’altro parroco abbiano detto la verità, e che la diffamazione ci stia tutta”.










