La lotta dei pastori e degli agricoltori sardi prosegue e il 26 febbraio una nutrita delegazione, “almeno un centinaio”, sarà a Bruxelles per protestare. Le misure previste e annunciate dal Governo, cioè l’esenzione del pagamento dell’Irpef per i redditi agrari fino a 10mila euro e la sforbiciata della metà dell’importo da pagare per i redditi tra i 10mila e i 15mila euro, vengono bollate come “insufficienti” da contadini e allevatori sardi: “Sono questioni di lana caprina che non ci interessano, sono soddisfatto se ho risposte e certezze per me e tutti quelli che stanno facendo questa battaglia e non se mi fanno sedere attorno a un tavolo, può essere al massimo una conquista”, tuona Roberto Congia, promotore della manifestazione e del presidio al porto di Cagliari dei trattori. “Abbiamo fatto una battaglia per avere risposte che non sono ancora arrivate, per questi motivi non sciogliamo il presidio ma, anzi, siamo intenzionati ad andare avanti ancora a lungo”. Le richieste, soprattutto all’Europa, non cambiano: “Serve il riallineamento delle quote, devono essere identiche a quelle di tutte le altre regioni, e l’inclusione dell’ovicaprino nell’ecoschema uno a livello due, cioè la piattaforma di richieste che abbiamo preparato”.
Piena conferma anche ai “no” all’arrivo di prodotti “da fuori e che abbiano una qualità inferiore ai nostri, sennò è concorrenza sleale. I prodotti vanno coltivati con i nostri stessi metodi, c’è in gioco il futuro nostro e di tutti i consumatori, sardi e nazionali. Se non diamo una sterzata arriveremo a mangiare cibo spazzatura a zero qualità, vogliamo bistecche allevate e non coltivate, vogliamo farine di grano. Non vedo perchè dovremmo porci il problema qua di come coltivano altrove, soprattutto se nelle altre parti del mondo il problema di come produciamo qua non se lo pone nessuno”.










