Potature durante la nidificazione, alberi “ingabbiati”, teli inquinanti e nessuna ordinanza salva rondini. L’associazione EARTH attacca duramente il Comune di Cagliari, denunciando una gestione del verde “insostenibile e sorda” ai richiami per la salvaguardia della fauna selvatica.
Tutta la gestione del verde e le conseguenze dirette e indirette sugli animali, secondo EARTH – Associazione nazionale per la Tutela Giuridica della Natura e dei Diritti Animali (sezione Territoriale città metropolitana di Cagliari) – risultano insostenibili.
Nessuna attenzione alla fauna selvatica, ai ricci ad esempio, specie protetta che, come ricordano gli operatori dei centri di recupero, vengono frequentemente mutilati e uccisi dai decespugliatori. Questi animali non trovano riparo a causa dei tagli di arbusti e siepi, indiscriminati e continui. Nessun segnale sulla nostra richiesta urgente di un’ordinanza per fermare la strage silenziosa di rondini, rondoni e balestrucci. Un’ordinanza, ricordiamolo, promossa dalla LIPU e presente, a partire dal 2009, in oltre 160 comuni. A Cagliari, nel 2025, nonostante il modello dell’ordinanza inviato più volte dall’associazione EARTH, l’ordinanza non c’è. “Solo qualche mese fa – ricorda Leila Delle Case, responsabile territoriale dell’associazione EARTH – ho chiesto, durante l’audizione per la revisione del regolamento del benessere degli animali del Comune di Cagliari, il rispetto delle normative nazionali ed europee: nel periodo da marzo ad agosto sono vietate le potature di alberi, arbusti e siepi, gli abbattimenti e tutte le attività di disturbo. Non c’è spazio per interpretazioni. Non comprendiamo perché il Comune ignori gli appelli e continui imperterrito ad operare nella stessa modalità, contravvenendo ai divieti. Ci riferiamo alle potature in Piazza Gramsci e a quelle nel viale Merello, per citare solo le ultime, contestate da molti cittadini”. “Non si può assolutamente tralasciare il fatto che le potature debbano essere effettuate nel rispetto della nidificazione – interviene l’Avv. Astrid Bertelli –. Le potature di alberi impiantati su suolo pubblico che danneggino oppure rimuovano nidi utilizzati da uccelli nel periodo riproduttivo, oltre a disturbare la fauna selvatica, ben potrebbero comportare l’applicazione di sanzioni penali e amministrative”. Contestato dall’associazione EARTH anche l’utilizzo di teli pacciamanti in polietilene (Parco via Pantelleria), già oggetto di allarme per la diffusione di microplastiche.
Che dire degli alberi condannati a morte, il cui colletto è conficcato irrimediabilmente tra le griglie di ferro evidentemente installate e mai monitorate (Piazza Repubblica)? Scelte infelici e a caro prezzo, il cui rapporto costi/benefici sfavorevole è stato evidenziato anche dal Prof. Francesco Ferrini, uno dei massimi esperti a livello europeo di alberature. Non è mai stato nemmeno chiarito negli anni perché l’amministrazione guidata da Zedda avesse scelto di sostituire i prati di dicondra preesistenti – che non richiedevano tagli e avevano esigenze idriche ridotte – con prati all’inglese. Uno spreco dell’acqua, un inquinamento acustico e ambientale sei giorni su sette: decespugliatori, soffiatori, tosaerba e persino trattorini pronti a massacrare anche gli insetti, con tanti saluti alla biodiversità. Vorremmo capire se l’Amministrazione si affida a professionalità certificate per tutelare un patrimonio indispensabile per la vita delle persone e quali siano i corsi di aggiornamento e formazione del personale. “Il verde pubblico e la fauna selvatica costituiscono, a pieno titolo, dei beni giuridici cui l’ordinamento accorda una particolare tutela. Si impone, dunque – sostiene l’Avvocato Roberto Pusceddu dell’Associazione CODICI, Centro per i Diritti del Cittadino (Cagliari) – un intervento concertato, oltre che efficace ed incisivo, e che detta tutela non resti solo sulla Carta ma abbia un necessario risvolto nella realtà”. “Le nostre richieste, peraltro semplici e concrete – conclude Leila Delle Case di EARTH – riguardano interventi a costo zero, anzi consentirebbero un risparmio delle risorse. Non troviamo motivazioni e giustificazioni che possano portare un’amministrazione a concepire il verde urbano e gli animali in questa modalità, incoerente e sorda. Mi chiedo come sia possibile partire da queste premesse poco prima di aver annunciato l’imminente discussione del regolamento del verde e del benessere animale”.










