Il centrodestra vuole nomi stratosferici e sfarzo, il centrosinistra punta a sobrietà e condivisone: e la miccia della polemica accesa dal Capodanno low cost e diffuso esplode a palazzo Bacaredda.
Non è tanto il fatto in sé: a essere determinante per innescare le contestazioni è il confronto con le altre città sarde che porteranno sul palco super big internazionali, due per tutti Achille Lauro e Marco Mengoni.
Il centrodestra ne fa una questione di prestigio, sicuro che il ruolo di capoluogo di regione passi anche dalla scelta del cantante con cui brindare al 2026 nel ritrovato largo Carlo Felice: “Cagliari sta perdendo il suo ruolo di capoluogo”, protestano i consiglieri. Ma la giunta di Massimo Zedda con l’assessore Chiappe è ferma sui suoi passi: non un ripiego ma una precisa scelta politica quella di puntare su un Capodanno più sobrio, condividendo e investendo le risorse disponibili in più quartieri e non concentrando il denaro in un solo artista di fama.
E così, in attesa di conoscere chi organizzerà l’evento e quale artista proporrà ai cagliaritani (l’apertura delle buste è fissata al 7 novembre), la polemica sembra essere appena iniziata: “L’anno scorso i tempi erano ridotti perché giunta e consiglio si erano insediati da poco tempo, ma quest’anno si è persa un’occasione perché c’era tutto il tempo per organizzare un Capodanno adeguato”, è il ragionamento condiviso nel centrodestra.
Al momento il nome più quotato è quello di Diodato, artista peraltro di grandissimo spessore, magari non esattamente nazional popolare ma decisamente di alto livello. Guadagna terreno pure Annalisa, assolutamente out invece gli economicamente irraggiungibili Geolier e Lazza.












