L’ex marito, stalker e aggressivo, l’aveva vista per strada e, dopo un animata discussione, le ha inferto 5 coltellate al petto, “senza pietà per gli occhi di quel bambino che ha visto tutto. La lasciò lì. Il bambino chiamò rinforzi ma né la polizia, né l’ambulanza arrivarono per pregiudizi di un quartiere pericoloso. La zia morì tra le braccia del bambino di soli 8, anni immersa in una pozza di sangue. Questa non è una storia qualsiasi, bensì la mia, e oggi, 25 novembre, penso ancora di più a mia zia. Vive nei miei ricordi e nel mio cuore. Prego affinché questo mondo possa cambiare e che quel bambino, oramai grande, possa tornare a sorridere”.
Vitor è nato in Brasile ma è in Sardegna da tanti anni. Abita a Cagliari e sente il bisogno di dare un contributo alla comunità al fine di invertire la marcia e partecipare alla campagna di sensibilizzazione per contrastare la violenza contro le donne. E chi meglio di lui può raccontare il dramma, la rabbia nell’assistere alla furia omicida di un uomo che non voleva lasciar andar via l’ex moglie. L’ha uccisa, brutalmente, tra le strade di Favela Rocinha (Brasile) “quartiere popolare dove pericolo, povertà e violenza sono all’ordine del giorno. Bambini spacciatori e schiavi, bambine prostitute e schiave, molte volte anche delle loro stesse famiglie.
Un giorno andai da mia zia, avevamo trascorso una giornata felice e a fine serata l’ex marito la uccise davanti ai miei occhi.
A distanza di anni queste cose accadono ancora, ovunque, io ero un bambino innocente, mia zia una donna morta di femminicidio e l’ex marito è un colpevole senza pietà a piede libero. Questo è il mondo che io vorrei che cambiasse”.
Giovane e già con tante esperienze che ti porti sulle spalle: un passato che ti ha segnato e che ti ha lasciato delle cicatrici indelebili. Cosa vuoi comunicare agli altri?
“È arrivato il momento nella mia vita di raccontare la mia storia. Vorrei farlo rivolgendomi ai giovani, agli studenti, ai genitori e famiglie intere attraverso incontri, conferenze per testimoniare quanto accaduto e quindi, in seguito, aiutare tante persone che soffrono in silenzio. Vorrei fare un appello a tutte quelle che persone che lavorano in questo campo quindi avvocati, psicologi, criminologi, associazioni di supporto o antistalking, giudici, amministrazioni comunali.
Chiedo di essere contattato per aiutarmi a gestire e parlare del tema FEMMINICIDIO E VIOLENZA SULLE DONNE in maniera incisiva, ricordandoci di non stare mai in silenzio riguardo temi del genere”.
La tua iniziativa, ossia quella di parlare, di raccontare ciò che hai vissuto. Perché?
“Perché penso che la mia testimonianza, riguardo il femminicidio e la violenza inferta alle donne di cui ogni giorno sentiamo notizie, sia un fenomeno importante e diffuso. E potrei aiutare tante persone che magari soffrono nel silenzio”.
La violenza di genere: qui non siamo nel Brasile più cupo dove la vita di un essere umano conta pressoché niente. Siamo in Italia, in Sardegna e i dati parlano chiaro: un femminicidio ogni tre giorni. E decine, centinaia, migliaia di donne che si rivolgono ai centri antiviolenza o subiscono la violenza psicologica e fisica in silenzio da parte di uomini che credono di essere uomini dominando la donna. Cosa ne pensi?
“Penso che non sia importante trovarsi in Sudamerica o in Europa o, precisamente, in Italia, in Sardegna ma che per questo fatto parlano da soli i dati. Sono davvero importanti e fanno rimanere senza fiato e penso che dovremmo parlare più spesso e non solo il 25 novembre, data in cui tutti si ricordano. Dovremmo parlarne tutti i giorni e nel nostro piccolo aiutare, magari, qualcuno”.
Il 25 novembre è il giorno in cui i nastri rossi sventolano ovunque. Ma il 25 novembre deve essere tutti i giorni. Quella di Vitor, quindi, è una iniziativa mirata per ribadire un secco e deciso NO alla violenza, contro le donne, contro i bambini, contro i più fragili. NO alla violenza.
Per chi volesse contattare Vitor per invitarlo a raccontare la sua testimonianza può farlo al 3514629598
Email: [email protected]
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