“Siamo un gruppo di studenti dell’Eleonora d’Arborea e ci sentiamo obbligati a denunciare pubblicamente la situazione drammatica che stiamo vivendo ogni giorno all’interno della nostra scuola. Nonostante le numerose segnalazioni alla direzione, la situazione è peggiorata negli ultimi anni e ci sembra che la nostra voce venga ignorata. Per questo motivo, ci rivolgiamo a voi, con la speranza che si possa finalmente sollevare l’attenzione sulle difficoltà che affrontiamo quotidianamente.
Uno dei disagi più evidenti riguarda la totale mancanza di spazi adeguati per l’apprendimento e la vita scolastica in generale. La nostra scuola, che da anni è oggetto di lavori di ristrutturazione, è privata di un giardino, di un’aula magna, e addirittura di una biblioteca, che sarebbero fondamentali per offrire un ambiente stimolante e completo agli studenti. I lavori, iniziati anni fa, sembrano non concludersi mai, lasciandoci in un limbo di promesse non mantenute.
La situazione è ancor più grave considerando che molte delle nostre classi sono ospitate in vecchi sgabuzzini o in stanze divise da cartongesso, che non offrono minimamente il comfort e la sicurezza necessari per un apprendimento adeguato. In alcuni casi, siamo costretti a seguire le lezioni in ambienti dove l’isolamento acustico è praticamente inesistente e i rumori dei lavori in corso, come trapani e martelli, impediscono ogni possibilità di concentrazione. La nostra scuola dovrebbe essere un luogo di crescita e studio, ma la realtà è ben diversa: l’ambiente di apprendimento è invivibile e fa venire mal di testa a molti di noi.
Inoltre, la situazione igienica e di sicurezza è preoccupante. In diverse occasioni, siamo stati costretti ad entrare a scuola con i pavimenti allagati, dovendo fare i conti con infiltrazioni d’acqua che non vengono riparate in tempi adeguati. In alcune stanze, l’acqua arriva persino a toccare le prese elettriche, creando seri rischi di cortocircuiti e pericoli per la nostra sicurezza. La scuola, invece di proteggere i suoi studenti, sembra ignorare completamente il nostro diritto a studiare in un ambiente sicuro e sano.
Un altro aspetto che riteniamo inaccettabile è la totale assenza di servizi per il nostro benessere. Non abbiamo distributori automatici di cibo, né altri punti di ristoro: la ricreazione è un momento cruciale per ricaricare le energie, ma senza cibo disponibile e con solo 15 minuti di tempo a disposizione (considerando che molti alunni si svegliano prestissimo la mattina e magari non fanno in tempo a comprarsi qualcosa o per il semplice fatto che è un comfort di cui dovremmo averne il diritto) in corridoio, senza poter uscire all’aria aperta o socializzare in modo sano. Gli alunni e i professori sono costretti inoltre, a passare ben 5 ore al giorno con le tapparelle abbassate completamente e le finestre chiuse, una condizione che rende l’ambiente oppressivo e soffocante. La ricreazione dovrebbe essere un momento di socializzazione, di scambio tra compagni, di benessere psicologico, eppure ci viene vietato di uscire dal corridoio o di interagire in spazi comuni, come se fossimo in una sorta di prigione. La scuola dovrebbe aiutarci a crescere non solo intellettualmente, ma anche come individui, e ciò passa anche dalla possibilità di socializzare, di sviluppare competenze interpersonali, di fare sport o semplicemente di stare insieme. Invece, questa restrizione ci fa sentire come se fossimo solo dei numeri, senza alcuna considerazione per il nostro diritto a una crescita equilibrata e sana.
Una delle decisioni più ingiuste e umilianti riguarda la politica sui ritardi. Se arriviamo a scuola dopo le 8:35, siamo obbligati a rimanere fuori fino alle 9:30, senza poter accedere alle lezioni o usufruire dei nostri diritti di studiare. Questo è intollerabile, soprattutto considerando che molti di noi sono pendolari e dipendono dai mezzi di trasporto pubblici, che non sempre sono puntuali o affidabili. Spesso i ritardi non dipendono affatto da noi, ma le conseguenze ricadono interamente sugli studenti, accomunando ritardi su ritardi e ore ingiustamente perse, costringendoci a perdere ore di lezione e a vivere in una condizione di frustrazione e impotenza.
Questo non è solo un problema di puntualità, ma una vera e propria violazione del nostro diritto di accedere all’istruzione. Le scuole dovrebbero essere luoghi in cui si promuove l’uguaglianza e l’inclusione, non in cui si penalizzano gli studenti per fattori che non dipendono da loro. Perché gli studenti pendolari, se fanno ritardo e non certo per colpa loro ma dei mezzi pubblici, vengono lasciati fuori? E’ questo il modo di gestire in Sardegna, regione con la maglia nera per il livello di dispersione scolastica, l’abbandono degli studi da parte dei ragazzi? i problemi organizzativi e strutturali della scuola non possono in alcun modo ricadere su di noi.
Queste condizioni insostenibili non possono continuare. Non possiamo più rimanere in silenzio mentre la nostra scuola, che dovrebbe essere un luogo di crescita, diventa un luogo di sofferenza e frustrazione. Chiediamo un intervento urgente per risolvere queste problematiche, per restituire a noi studenti un ambiente scolastico sicuro, accogliente e stimolante. Abbiamo il diritto di studiare in un ambiente che ci consenta di svilupparci come persone, non solo come studenti”.