Gli educatori degli studenti disabili delle scuole superiori del Cagliaritano protestano e incrociano le braccia. A poco più di una settimana dal taglio del 30% delle ore da parte della Città Metropolitana, chi si deve occupare di seguire gli alunni diversamente abili ha deciso di fermarsi, chiedendo un incontro urgente con il prefetto. C’è chi ha un contratto indeterminato e, per coprire tutte le ore settimanali, deve seguire più ragazzi e ragazze, spesso facendo i salti mortali anche tra scuole diverse. Chi ha il determinato, invece, è ancora più penalizzato: il taglio orario, infatti, viene difficilmente colmato con più turni. Il servizio ha subìto un taglio economico, accanto agli educatori ha protestato, stamattina davanti all’ingresso degli uffici metropolitani di via Cadello, anche qualche genitore. I tagli colpiscono un servizio indispensabile per chi ha una disabilità soprattutto intellettiva, e le famiglie sono costrette o a lasciare il giovane in classe, da solo, senza nessun tipo di supporto, o a farlo uscire prima dall’istituto.
“Il servizio è stato sottofinanziato”, spiega Guido Sarritzu della Uil Fpl, in piazza insieme a Carlo Marras: “Vogliamo avere un incontro con il sindaco della Città Metropolitana, ci deve dare delle spiegazioni. Tutti i lavoratori vanno tutelati, educatori ed educatrici devono essere messi nelle stesse condizioni lavorative dell’anno scorso. Il sindaco ci dica se la responsabilità è sua o se dobbiamo andare a protestare anche sotto la Regione”. Roberta Colizzi fa l’educatrice al Pertini di Cagliari: “Ho un contratto determinato, faccio solo 9 ore settimanali anzichè ventuno, ho avuto una riduzione notevole. I casi che mi sono stati assegnati hanno avuto un taglio notevole”, spiega. “Il mio stipendio non è lo stesso dell’anno scorso, nemmeno quelli dei miei colleghi a tempo indeterminato. Per garantire lo stesso monte ore hanno dovuto prendere più casi. Ora, per arrivare a 35 ore settimanali devono seguire sette ragazzi. A marzo la Città Metropolitana sapeva già dell’aumento dei casi, non si è organizzata per chiedere i giusti fondi e si è creato un disservizio per i ragazzi e per noi lavoratori. E la crisi colpisce anche noi, tra rincari di bollette e varie spese: sono una mamma in maggiore difficoltà economica rispetto all’anno scorso”. Altra educatrice, Patrizia Fenu: “Nel mio caso le ore sono state rispettate ma devo seguire 4 alunni anzichè due, per fortuna tutti nello stesso istituto, il Motzo di Quartu”. Ogni disabile ha le sue esigenze: “Il carico di lavoro è totalmente diverso, lavorare in queste condizioni è stressante e i genitori degli alunni lamentano il cambio degli educatori, per loro è un grosso disagio, molto sofferto. E, se la Regione stanzierà nuovi fondi, dovremo lasciare gli attuali ragazzi. C’è chi, tra noi, non fa tutte le ore previste in caso di gite o assemblee d’istituto, non arriviamo a 500 euro. Il massimo è di novecento euro al mese e non è tanto, tra mutui affitti e auto da pagare. Nei prossimi appalti bisogna mettere altre regole, noi siamo professionisti da tutelare”. E, a qualche ora dalla protesta, arriva anche la nuova versione della situazione da parte della Città Metropolitana: “I consiglieri di maggioranza hanno presentato un ordine del giorno per il potenziamento del servizio di assistenza educativa specialistica che sarà portato all’attenzione dell’organo di indirizzo e controllo dell’ente nella seduta in programma mercoledì 19 ottobre. Con l’ordine del giorno, il Consiglio ribadisce l’obiettivo di garantire il servizio di assistenza educativa specialistica a tutti gli studenti aventi diritto e impegna il sindaco metropolitano, alla luce della verificata non disponibilità di risorse proprie, a richiedere con urgenza al presidente della Regione Sardegna e al Consiglio regionale di porre in essere tutte le misure di propria competenza finalizzate a un incremento del fondo regionale, per l’anno in corso e a regime per le annualità successive, che consenta la soddisfazione integrale delle necessità educative assistenziali dei singoli studenti. Il servizio di assistenza educativa specialistica è gestito in forma esternalizzata tramite un operatore economico esterno individuato con procedura d’appalto. L’appalto in essere ha registrato una serie di varianti in aumento, dovute all’incremento della platea dei fruitori per l’anno corrente – oggi giunti a 425 unità, con una proiezione finale pari ad almeno 450 – e alla recente sentenza del TAR Sardegna che ha disposto l’obbligo in capo alla Città metropolitana di fornire anche il servizio di supporto Oss”.
“Con l’ultima modifica, approvata lo scorso settembre, il contratto è stato ulteriormente adeguato con uno stanziamento di 400 mila euro di fondi propri dell’ente, ma l’incremento non è stato sufficiente a coprire il costo delle ulteriori ore di assistenza previste nei Piani Educativi Individualizzati per l’anno corrente. Pertanto la Città metropolitana si è attivata preventivamente per richiedere alla Regione Sardegna risorse aggiuntive al fine di far fronte alle sempre maggiori richieste dell’utenza, dapprima in data 11 luglio 2022 con una nota a firma del sindaco metropolitano indirizzata all’assessorato regionale della Pubblica Istruzione, al Consiglio regionale e a due commissioni consiliari, e successivamente in data 13 settembre 2022 ha reiterato la richiesta agli stessi destinatari. Risulta tuttavia non rispondente al vero che la Città Metropolitana abbia tagliato risorse agli educatori, come riportato dalla stampa. L’ente non ha alcuna responsabilità in merito a eventuali decisioni prese da soggetti terzi nei confronti dei lavoratori. Si sottolinea inoltre che a seguito di una seduta congiunta delle commissioni Bilancio e Lavoro sulla questione, il 13 ottobre 2022, è emersa la volontà di integrare le risorse con una tempistica accelerata. I presidenti delle commissioni competenti si sono pertanto impegnati a effettuare una verifica tecnica, assieme all’assessore alla Pubblica Istruzione, in vista di un possibile provvedimento ad hoc del Consiglio regionale”. Per i disabili e gli educatori non resta altro da fare che incrociare le dita.









