È normale morire per strada?
È normalità crepar soli soletti, come un povero animale che si accascia per strada, alla base di un muro?
Ovviamente no, normale non è. E non è neppure normale crepare in mezzo alla gente. E invece accade, a Cagliari ad esempio dove i quarantenni o giù di lì, muoiono per strada nella VIA DELLA DROGA tra i quartieri di Is Mirrionis e San Michele.
Ma quante vite ha stroncato l’eroina? Dagli anni ’70 tante, troppe. E non abbiamo bisogno di statistiche per capire questo DRAMMA. Provate a chiederlo a una mamma o a un padre che hanno perso un figlio, per via della droga. Una piaga sociale che Cagliari ben conosce. Non abbiamo mica bisogno della scienza per capire che due morti per OVERDOSE nel giro di appena una settimana, sono tanti. In questo caso il DUE è un numero che pesa quanto un macigno, sempre che al posto della realtà non vogliamo digerire l’indifferenza.
La morte che ha fatto la sua comparsa sotto casa, la settimana scorsa e ieri sera portandosi via due ragazzi cresciutelli, tra le palazzine Ge.Scal di via Is Cornalias, sta diventando la normalità. Troppo normale. Questo, francamente, dovrebbe stimolare l’attenzione di tutti. Se ci sia oppure no una partita di “roba” tagliata male o una escalation di uomini che muoiono di ago, capace di ferire quanto una spada, lo sapremo prima o poi. Ma in tal senso compete alle autorità competenti far luce sul perché, in appena pochi giorni, due giovani si sono accasciati per terra, spirando: uno da solo, il secondo accanto a pochi passanti rimasti basiti.
E la storia delle due “vittime” della droga? La conosciamo? Chi erano, da quali storie provengono?
È chiedere troppo, per l’indifferenza. Siamo assuefatti, forse, drogati d’una normalità che normale non è. Disintossichiamoci dall’indifferenza. Sapevate ad esempio che il giovane trovato morto con una siringa in tasca l’altro ieri DORMIVA IN UNA MACCHINA in via Tuvumannu?
Sapevate che era solo, si recava spesso a pranzo alla MENSA CARITAS, che si sentiva triste e seppure aveva qualche affetto era – a quanto pare – affezionato alla droga. Conoscere le cause del volerla consumare, la droga, potrebbe essere il primo passo per la cura all’indifferenza. Per adesso non ci resta che augurarci una cosa: possano, queste morti “anonime”, far riflettere tutti e ancor più, chi di dovere. Possano stimolare una reazione. Sì, una razione. Sarebbe forse troppo, in questi tempi.












