Zona rossa a Cagliari, ma tante tipologie di attività commerciali possono aprire lo stesso, nonostante le restrizioni massime. Tra quelle “graziate” dal lockdown ci sono anche i negozi di biancheria e di articoli sportivi, calzature comprese. Ma nel terzo lunedì rosso, in centro, una buona fetta dei negozianti ha deciso di tenere lo stesso le serrande abbassate. Potrebbero aprire, ma scelgono di restare chiusi. Il motivo? Basta guardare la situazione nelle vie dello shopping alle undici del mattino: quasi un cimitero. Poca, pochissima gente in giro. E accendere le luci e il registratore di cassa per poi battere zero scontrini non è per niente una prospettiva allettante. Paolo Demontis vende “corsetteria ed intimo. Scelgo di non aprire perchè non c’è nessuno per strada. Per chi apro? Per gli operai che lavorano di fronte? Le donne non stanno uscendo, e nel weekend non c’è stato movimento. Abito sopra il mio negozio di via Garibaldi, mi sono affacciato e non c’era nessuno. Non posso costringere la gente a uscire di casa per venire a comprarsi le mutante, per essere chiari. Il discorso è questo, è ovvio che c’è un danno economico. Devo prenderla così”, afferma, “prospettano addirittura due settimane di zona rossa. D’altronde ce lo meritiamo, in zona bianca ci sono stati festini che ci hanno penalizzato in maniera furiosa. Sono chiuso da due settimane”.
Omar Scalas vende anche scarpe sportive: “Non apro perchè non ne vale la pena, anche se ho qualche articolo sportivo. La strada, via Garibaldi, è vuota. Meglio restare chiuso e arrangiarmi online. Vendere è una parola grossa, sto giusto pizzicando qualcosa per mettere qualcosa in tavola”, osserva. “Ho una clientela fidelizzata”. Ma è comunque difficile vendere scarpe online: “E la zona rossa è in incubo, spero sempre che sia l’ultimo sacrificio che ci viene chiesto. Assembramenti qui? Mai, e nel weekend solo qualche persona in più a passeggio. Le vendite online non bastano assolutamente, nemmeno a pagare i costi fissi che ho, figurarsi tirare fuori uno stipendio. Molto difficile vendere scarpe online, devono essere provate. Rimango ottimista, mi auguro che sia l’ultimo sacrificio che ci viene chiesto. Mi sorprendo come sia possibile che siamo ancora in piedi”.









