“Uffici decisivi per il sostegno dell’economia sono sostanzialmente paralizzati e desertificati da oltre un anno, con dipendenti non raggiungibili se non a intermittenza, con problemi di collegamenti, di indisponibilità di pratiche non digitalizzate, di conciliazione tra la vita domestica e la dimensione lavorativa. I danni provocati sono quasi più gravi di quelli della pandemia al sistema produttivo e sociale che scontano da sempre le diseconomie ed inefficienze di una pubblica amministrazione arretrata ed autoreferenziale”giovani. La Confindustria della Sardegna Meridionale contesta duramente il modo in cui lo smart working è stato gestito da molte amministrazioni pubbliche. Lo strumento del lavoro a casa, secondo l’associazione imprenditoriale, come si legge su Lapresse, non è negativo ma “si è abusato troppo del sistema in termini qualitativi, a discapito dell’utente, fosse impresa o cittadino, rallentando ulteriormente in settori nevralgici una macchina che già andava lentissima”. L’argomento era stato trattato pochi giorni fa, scatenando polemiche, dall’assessore regionale del Turismo Gianni Chessa. Per Confindustria va considerato come uno stimolo: “Non deve essere eluso, ma merita d’essere coraggiosamente affrontato nell’interesse della collettività, della ripresa economica e sociale e degli stessi lavoratori pubblici”.