di Paolo Rapeanu
C’è il maxi palazzo dell’Ersu all’angolo con il Corso, poi un mix di negozi – abbigliamento, ferramenta e ristorazione -. Sarebbe una strada come tante altre, via Sassari, ma a sentire chi ci vive e soprattutto chi ci lavora, quei circa 500 metri sarebbero diventati una sorta di “mini Bronx”. Dove la strada si interrompe – all’altezza di piazza del Carmine – le Forze dell’ordine sono presenti, ma non a tutte le ore. E, soprattutto quando cala il sole, tanti commercianti prendono in mano le chiavi e abbassano la serranda. “Siamo abbandonati e gli affari sono in caduta libera, qui circolano solo personaggi strani e, in alcuni casi, pericolosi”.
GLI SOS – Mariella Contini da trentacinque anni manda avanti uno storico negozio di scarpe e vestiti: “Ho troppa paura, resto più sulla strada che dentro. Normalmente dovrei chiudere alle 20, ma ora che fa buio presto penso che me ne andrò alle diciotto. Questa estate sono entrati da me due ragazzi, stranieri, e mi hanno minacciata. Mi ha salvato un cliente, che ha reagito e li ha fatti fuggire”, racconta l’arzilla 74enne, “appena troverò chi mi prende in affitto il locale lascerò per sempre l’attività”. Venti anni trascorsi nel vicinissimo Corso e trentuno proprio davanti alle vetrate dell’Ersu, Lina Mineo propone articoli da regalo: “Ci hanno tolto i parcheggi e il bus, nel Corso pedonale passano solo turisti. I miei clienti storici non vengono più perché non vogliono parcheggiare, lontano, alla stazione ferroviaria. Ogni mattina trovo le mie serrande sporcate dai bisogni fatti da chi fa l’alba girando tra i locali”. C’è un problema di sicurezza in via Sassari? “Eccome se c’è, chiudo il negozio prima di tutti gli altri. Continuerò comunque a lavorare, anche se ho 72 anni, perché sennò come pago le tasse?”.











