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A Cagliari ragazzini con coltello e pistola giocattolo nelle scale di Sant’Anna e in piazza Sant’Eulalia, residenti disperati: “Abbiamo paura“

“L'arma era giocattolo, finta, non un'arma vera ma per diversi minuti abbiamo temuto il peggio", racconta un residente. "Perché ora appresso si portano le armi, anche se sono finte?"

di Valeria Putzolu
17 Agosto 2025
in cagliari, zapertura

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A Cagliari ragazzini con coltello e pistola giocattolo nelle scale di Sant’Anna e in piazza Sant’Eulalia, residenti disperati: “Abbiamo paura“
Cagliari: con coltello e pistola giocattolo nelle scale di Sant’Anna e in piazza Sant’Eulalia, residenti disperati: “Abbiamo paura, chiediamo una severa presa di posizione da parte delle istituzioni di competenza”. Escalation di violenza nel cuore della città, gruppi di ragazzini aggressivi seminano il terrore: nelle ultime settimane sono molteplici i gravi fatti avvenuti. Da un coltello da cucina usato da un ragazzino contro un suo coetaneo, a una pistola usata ieri notte da un giovane per minacciare un altro. “L’arma era giocattolo, finta, non un’arma vera ma per diversi minuti abbiamo temuto il peggio” racconta un residente. “Perché ora appresso si portano le armi, anche se sono finte?”. Impossibile scrivere l’identità, “noi cittadini, come i commercianti, abbiamo paura e preferiamo per la nostra incolumità rimanere anonimi. Ma la situazione drammatica che vive il centro di Cagliari deve essere nota a tutti. Non è normale che un ragazzino esca con una pistola e la usi, anche se per “gioco”, con lui, erano presenti anche altre decine di giovani. Le bottiglie di alcolici, inoltre, fanno sempre da cornice, sperare che ogni sabato sera non accada qualcosa è come vincere un terno al lotto”.
È un fiume in piena chi parla degli ultimi episodi accaduti, visti da dietro i vetri delle finestre o perché di passaggio: il terrore è che “prima o poi possa accadere qualcosa di irrimediabile”.
Ma andiamo con ordine: circa 4 settimane fa a Sant’Anna un gruppo di giovanissimi ha avuto un confronto: parole, insulti, spinte sino a quando uno di loro ha tirato fuori un coltello da cucina. “Non un coltellino, una grande lama che abbiamo visto da lontano. Si sono prodigati degli adulti per riportare la calma, con il rischio di essere feriti. Due settimane fa, invece, si sono massacrati di botte in via Dettori, un giovane è stato colpito al volto in maniera molto violenta. Sul posto è arrivata anche l’ambulanza. E ieri a Sant’Eulalia un giovane ha puntato la finta pistola contro un coetaneo, l’ha minacciato e gli altri guardavano. Sapevano che era finta, evidentemente, ma noi no e ci siamo spaventati”.
Una situazione non nuova, bensì ampiamente denunciata anche dai comitati di quartiere: solo ieri quello di Stampace ha affermato che la percezione della sicurezza tra residenti e turisti “non è certo altissima”. E oggi Luca Pisano, psicoterapeuta, Direttore Master in Criminologia IFOS, interviene sui social spiegando “perché si stanno formando le baby gang”.
“Soprattutto alcol, ma anche altre droghe come marijuana, hashish, cocaina, e ultimamente ecstasy e ketamina, strutturano lo schema che si ripete, da anni, ogni sabato sera. Molti ragazzini e ragazzine si recano nel centro di Cagliari con la finalità di stordirsi, in modo da scaricare le tensioni individuali, familiari e sociali accumulate durante la settimana.
Tutto questo all’interno di un percorso strutturato (previsto e prevedibile), ma anche strutturante per sé e per gli altri coetanei (modello da imitare o da temere) che prevede innanzitutto uno show. L’esibizione dell’uso di droghe e di armi, lo “spettacolo” delle risse, ma soprattutto dei pestaggi per futili motivi.
Una sorta di eterno ritorno dell’identico – se si considera che sono fenomeni che si manifestano da oltre 10 anni prevalentemente nello stesso modo – soprattutto in piazza Sant’Eulalia, via Sicilia, piazzetta Aramu, via Cima, via Spano, scalinate di Sant’Anna.
Non sono i luoghi della mala movida. Sono gli spazi di potere, soggettivati da alcuni adolescenti, per commettere reati: minacce, aggressioni, rapine, estorsioni, spaccio.
Questi spazi sono diventati le “banlieu” del centro di Cagliari, in cui i ragazzini tra i 12 e i 17 anni, con il sostegno delle ragazze, si scontrano ferocemente per definire chi comanda, chi conta, e chi è sottomesso.
Coltelli da cucina, tirapugni, sfollagente, bottiglie rotte usate come armi sono gli strumenti utilizzati per imporre il dominio nell’area conquistata.
Se fino a qualche mese fa era improprio sotto un profilo scientifico parlare di baby gang a Cagliari, perché i giovani che si incontravano potevano anche commettere reati intanto che passavano una serata divertendosi in modo adeguato, oggi abbiamo invece gruppi gerarchicamente strutturati che si incontrano con la finalità di delinquere.
Siamo pertanto nella fase iniziale di formazione delle baby gang, gruppi di potere armati che in questo momento lottano per l’affermazione della loro identità sul territorio, ispirandosi ad alcuni eroi negativi della musica trap e di molte serie TV.
Ovviamente non sono implicati nel nascente fenomeno baby gang solamente alcuni ragazzini sardi, provenienti da Cagliari e dall’hinterland della città metropolitana, ma anche alcuni adolescenti con background migratorio che non riuscendo ad integrarsi, perché accogliere quasi sempre garantisce la mera sopravvivenza fisica, sono attratti da comportamenti illegali per affermarsi sotto il profilo identitario e quindi psicologico”.
Non più, insomma, ragazzini che escono per socializzare, divertirsi ed, eventualmente, osare in qualcosa di più come rubare una catenina, un telefono. Ora escono con l’aggressività nell’animo, il coltello o la pistola in tasca, e l’obiettivo di commettere illeciti, tutti insieme. “Noi chiediamo aiuto, ancora una volta, alle istituzioni: bisogna intervenire subito, non aspettare che qualcuno perda la vita”, spiegano i residenti.
Tags: Cagliari
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