Il cartello di vendita spicca, attaccato a un’inferriata, nel primo tratto già terminato: “Affittasi garage”. Cento metri più avanti, da un lato un negozio avvisa la clientela che è aperto solo il punto vendita di Elmas e che lì la serranda resterà abbassata sino a quando ci saranno ruspe e operai. Dall’altro lato c’è chi vende un appartamento al secondo piano, ristrutturato, composto da tre vani, in vendita. E un altro negozio, lo storico emporio, dove chi ci lavora spera che ci sia qualcuno con più di 200mila euro disposto a comprarlo. E, togliendo dalla somma finale chi ha già chiuso l’attività da mesi e chissà se mai la riaprirà, da un punto di vista strettamente commerciale il nuovo viale Trieste a Cagliari non sembra proprio raggiungere la sufficienza. Un ristoratore che aveva acquistato un locale, rimettendolo a nuovo, ha poi cambiato idea: ha scelto di aprire e di non rimetterlo sul mercato, ma i clienti sono pochissimi e potrebbe presto tornare sui suoi passi. Panchine nere, senza schienale, maxi aiuole riempite con la ghiaia, pista ciclopedonale che c’è solo perchè lo ricorda un cartello all’angolo con via Maddalena. E una sfilza di paletti che portano tutti a viaggiare in fila indiana.
“Il nuovo viale Trieste? Non è funzionale per il commercio o per i residenti. Non era molto difficile farlo migliore di prima, la strada si allagava sempre”, afferma Francesco Asaro, titolare di un negozio di modellismo. “Viale bello ma non funzionale, la gente che deve venire da me è costretta a parcheggiare lontano e, alla fine, rinuncia” Problemi anche “per chi ci vive, non si trova parcheggio e bisogna fare mille giri. Chi è giovane può venire a piedi, molti clienti anziani li ho persi perchè la strada è conciata così. C’è stato un taglio abbondante dei parcheggi, e parliamo anche della bellezza, discutibile della ghiaia nelle aiuole”. Gianluca Mulas gestisce con la moglie un negozio di pelletteria: “Si potevano fare più parcheggi eliminando la ghiaia e recintando gli alberi. Hanno messo le panchine, ma chi viene a sedersi? Non c’è già nessuno in piazza del Carmine, non ne avevamo bisogno”, sostiene. E i pochi stalli sono un gravissimo problema: “Molta gente non viene più, prima arrivava e parcheggiava l’auto per spostarsi e andare alle Poste o al Comune. Poi tornava e guardava le mie vetrine, entrava e comprava qualcosa. Ora non è più così e significa che non c’è più lavoro. Prima la corsia per le auto era larghissima, ora danno spazio a pedoni e bici, non va bene. Ok per il marciapiede e l’illuminazione, siamo contenti, ma la nuova strada è una delusione e sono preoccupato per il futuro dei miei figli. Qui passeggiano i cani con i padroni, non i clienti”.









