Cagliari, Albachiara e la sanità: “Il tumore ovarico? Si cronicizza, le tantissime guarigioni sbandierate a Monserrato non sono reali”

Albachiara Bergamini, 66 anni, presidentessa di Mai più sole Sardegna, ha rischiato di entrare nella lunga lista delle malate di tumore ovarico: “La medicina ha fatto progressi per la cronicizzazione del cancro dopo l’intervento, presto incontreremo i vertici del Policlinico perché pretendiamo chiarezza sui loro dati delle guarigioni: la verità, purtroppo, è un’altra”

Il suo telefono è ancora bollente, a distanza di quasi quattro giorni dal comunicato, spedito dall’Aou di Cagliari, dove è stato riportato che nell’80 per cento dei casi il tumore ovarico, dopo l’operazione, è come se scomparisse totalmente. Annachiara Bergamini, sessantasei anni, è la presidentessa dell’associazione Mai più sole Sardegna, una delle quattro realtà a livello nazionale che si occupano di seguire e tutelare le tantissime donne che lottando contro il tumore alle ovaie. “Una delle principali cause di morte tra le donne, l’ormai tristemente noto killer silenzioso, che parte con sintomi non chiari e che viene quindi scoperto, tantissime volte, quando c’è già una metastasi. Nel 2015 sono stata operata per una cisti ovarica, la mia è stata un situazione borderline”, esordisce la Bergamini, che ha scritto una lettera di fuoco contro i dati sbandierati dal Policlinico di Monserrato. Altro che ottanta per cento di guarigioni: “La scienza e la medicina stanno compiendo passi in avanti, ma per quanto riguarda la cronicizzazione della malattia, non per la sua guarigione”.

“Ho fatto un intervento di svuotamento totale, sette anni fa”, ricorda la Bergamini. Operazione effettuata, e riuscita, al Businco. “Ma c’è differenza, ed è enorme, tra il tenere sotto controllo un cancro anche dopo l’operazione e la guarigione totale”. Ed è già avvenuto un terremoto, subito dopo il suo comunicato: “Sono stata contattata dai vertici del Policlinico, continuano a sostenere la bontà dei loro dati ma non è così. Presto ci sarà un incontro, pretendiamo che ci mostrino tutti i documenti. Creare false aspettative a chi lotta contro il tumore ovarico è sbagliatissimo, ci sono migliaia di donne che vanno tutelate ogni giorno e che, soprattutto visto che si tratta di un brutto, bruttissimo male, hanno il dovere di essere informate correttamente”.


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