La denuncia pubblica è di Giulia Moi, PhD (King’s College London), già europarlamentare in Commissione Sanità Pubblica.”Oggi vi mostro una foto che non avrei mai voluto scattare.
Pazienti, barelle, corridoi.
Silenzio negli sguardi, rumore nei cuori. Questa non è un’immagine.
È una denuncia” scrive Moi sui social.Mentre i vertici dell’Assessorato alla Sanità si autocelebrano, mentre si scambiano complimenti e dichiarazioni trionfali — “va tutto bene”… “funziona tutto” — nei reparti succede questo: persone abbandonate nei corridoi, senza privacy, senza dignità, senza la minima attenzione che ogni essere umano merita.
Guardatela bene.
Questa è la realtà che provano a nascondere dietro comunicati stampa e conferenze luminose.
Un letto spinto contro il muro, coperte tirate alla meno peggio.
Un corridoio trasformato in reparto.
Un ospedale che non cura: sopravvive.E sapete qual è la cosa più grave?
Ci dicono che va tutto bene.
Ci chiedono di crederci.
Questa foto rompe la sceneggiatura.
Questa foto svela il copione.
Questa foto è ciò che i cittadini vivono ogni giorno, non ciò che la politica finge di vedere.
Chi governa la sanità sarda deve assumersi le responsabilità.
Non bastano i post sorridenti, le frasi fatte, i “siamo sulla strada giusta”.
Questa immagine dimostra che la strada è sbagliata.
E che a pagarne il prezzo non sono loro: siamo noi, sono i nostri cari.
Chi ha ruoli pubblici deve difendere i pazienti, non la propria immagine.
Io questa foto la pubblico perché la Sardegna merita trasparenza, rispetto, verità.
E soprattutto… merita giustizia.
Perché nessun sardo deve più essere curato in un corridoio.
I pazienti sono troppi. Dicono come scusa per una sanità sarda al collasso.
Troppi per un sistema sanitario che ormai non regge più.
E così, nel più grande ospedale della Sardegna – il Brotzu – i pazienti vengono letteralmente buttati nei corridoi.
Non uno, non due: decine.
Anziani, fragili, persone con dolori lancinanti, bambini impauriti.
Tutti ammassati sulle barelle, ore e ore senza privacy, senza assistenza adeguata, senza rispetto.
È una scena che non dovrebbe esistere in una regione europea.
È una vergogna che si ripete ogni giorno.
I corridoi del Brotzu non sono un reparto.
Sono il simbolo del fallimento della politica sanitaria sarda.
Il personale fa miracoli, ma è allo stremo.
Non mancano la professionalità né l’umanità: mancano posti letto, mancano medici, mancano infermieri, manca una direzione politica che non scarichi tutto sulle spalle di chi lavora.
E mentre i pazienti aspettano anche 8, 10, 20 ore, qualcuno continua a dire che “va tutto bene”.
No, non va tutto bene.
Va tutto male.
E il diritto alla salute — art. 32 della Costituzione — non può essere sospeso quando si entra al Brotzu.
Quante persone devono ancora soffrire in un corridoio prima che chi governa intervenga davvero?
La Sardegna merita rispetto.
I pazienti meritano dignità.
Il Brotzu merita una gestione all’altezza della sua storia.
Dove sono tutti i commissari e i dirigenti strapagati? Dove sono i politici che nelle corsi coli sono passati solo per fare passerelle pre-elettorali? Dove sono i politici che che promettevano tanto prima di essere eletti?”.












