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Cagliari, addio dopo 9 anni a Ethnikà: “Hanno ucciso la festa degli stranieri”

di Paolo Rapeanu
2 Maggio 2019
in cagliari, zapertura1

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Cagliari, addio dopo 9 anni a Ethnikà: “Hanno ucciso la festa degli stranieri”

Addio a Ethnikà, dopo nove edizioni – spezzettate – niente festival multiculturale e multietnico a Cagliari. L’ultima edizione diretta da Mimmia Fresu risale al 2017: “L’anno scorso non l’abbiamo organizzata noi ma un’altra realtà, e quest’anno è arrivata la doccia fredda da parte della Città Metropolitana che ci ha prima detto che la nostra richiesta degli spazi era arrivata troppo presto e poi ha promesso che avrebbe fatto una manifestazione di interesse, ma poi non se ne è fatto nulla”. E così, arriva il de profundis per il “festival dei popoli, dei colori e dei suoni dal mondo”. A raccontare quanto accaduto, con un lungo post sulla pagina pubblica della manifestazione è Mimmia Fresu. Sessantanove anni, ex sindacalista della Cgil, ex presidente regionale dell’Inps, dal 2007 ha collaborato “con la ormai defunta Provincia in merito alle politiche dell’immigrazione”. L’idea di Ethnikà l’ha partorita proprio in quell’anno, e il primo maggio a Cagliari c’era la possibilità, dopo Sant’Efisio, di assistere a performance e musiche imbastite da centinaia di associazioni che promuovevano questo o quel paese del mondo.

LA LETTERA – “Dopo due anni di stop, 2015 e 2016, nel 2017 il Comune aveva spostato l’evento in piazza del Carmine per dei problemi di fondi. L’anno scorso non l’abbiamo organizzato noi e quest’anno, nonostante avessimo uno sponsor che voleva mettere diecimila euro, non ci è arrivato il via libera dalla Città Metropolitana”, spiega Fresu, contattato da Cagliari Online. Ed ecco il lungo post pubblico: “Dopo l’ultima esperienza in cui ci rimettemmo anche finanziariamente, l’entusiasmo proprio non c’era, tuttavia, in tanti ci hanno esortati a rifare Ethnikà. Per parte nostra sarebbe stata l’ultima volta, l’obiettivo era di passare le consegne ad altra organizzazione che avesse i requisiti per assicurare l’evento Ethnikà per gli anni a venire. Non solo, i contatti presi nell’ultimo anno, la ricerca di partner e le intese con i responsabili di altre manifestazioni nazionali, quelle che si vedono in televisione per intenderci, prefiguravano per Ethnikà l’inserimento nel circuito nazionale dei grandi eventi.
Giacchè Ethnikà non si improvvisa come fosse una festicciola “quattro balli e un mojito”, ma abbisogna di scrupolosa programmazione, di preliminari accordi con i partner, tenendo conto dei riferimenti sociali, della valorizzazione culturale, dei rapporti fra l’associazionismo, le comunità immigrate e del coinvolgimento delle stesse, osservando il principio dell’equilibrata rappresentanza. Abbisogna di attenta pianificazione, partendo dai soggetti partecipanti e che, già ora, avrebbe coinvolto circa 800 persone, tenere conto delle incombenze burocratiche e di sicurezza, dove nulla è lasciato al caso e per questo occorrono tempi inimmaginabili; tempi e lavoro gratuito, impensabili per chi non ha vissuto Ethnikà dall’interno. Per questo motivo, perché non si tratta di una delle tante “feste dei popoli”, era stata avanzata la richiesta a Citta Metropolitana già ad inizio estate dello scorso anno, con posta elettronica certificata, dello spazio del parco di Monte Claro, dove Ethnikà è nata, delle infrastrutture e del personale addetto al parco, con l’adesione e sotto l’egida di Città Metropolitana, appunto. Tale richiesta venne inviata, per conoscenza e dietro sua richiesta, al vice presidente dell’Ente, Fabrizio Rodin, il quale assicurava, che avrebbe seguito personalmente l’iter burocratico, (conserviamo tutta la messaggistica anche WhatsApp). Invece, ci vollero tre sollecitazioni solo per avere conferma da parte dell’Ente dell’acquisizione della nostra richiesta, senza la quale non avremmo potuto dare garanzie ai contatti e accordi con i partner, nonché finanziatori. Risposta che giunse a distanza di cinque mesi dalla data di invio, a firma del Direttore Generale, Matteo Muntoni, in cui si precisava che tale richiesta non poteva essere evasa perché fatta con troppo anticipo (proprio così) ed inoltre che l’Amministrazione avrebbe valutato l’eventuale ricorso ad una manifestazione di interesse. Cosa che non preoccupava questa organizzazione, anzi, giacchè il curriculum di Ethnika’ era ed è quello di chi quell’evento lo ha creato e organizzato per nove anni; il problema restava il fattore tempo, che quella risposta non specificava. Venne chiesto perciò un incontro fra le parti, al fine di rappresentare al Direttore e alla parte politica, che avevano palesato l’assoluta ignoranza sull’evento Ethnikà, le ragioni organizzative e l’importanza di fare in fretta. Tale richiesta venne più volte avanzata per email, per telefono e WhatsApp, a Fabrizio Rodin, il quale, in un primo momento si dichiarò impotente nei confronti del Direttore Generale e poi cominciò la sequenza dei rinvii e in noi ad insinuarsi qualche domanda.A metà dicembre scorso, invitati ad una riunione di un’associazione, incontrammo un consigliere di Città Metropolitana, Walter Piscedda, al quale raccontammo le vicissitudini intercorse con il suo Ente e la risposta assai singolare del Direttore e la subordinazione della politica all’apparato tecnico, così come c’era sembrato. Walter Piscedda, si mostrò assai sorpreso e si impegnò, a far data dalla riapertura degli uffici, cioè dal 8 gennaio 2019, di intervenire per assicurare, se non altro, un colloquio tra le parti. Lo informammo che i tempi erano pressochè esauriti e che se entro gennaio non avessimo ricevuto risposta, il progetto della 10° edizione di Ethnikà, 2019, sarebbe stato irrealizzabile. In quella stessa riunione incontrammo Fabrizio Rodin che rammaricato per le sue mancate risposte, in nostra presenza, diede la sua disponibilità a Walter Piscedda per un’azione congiunta in sede di Città Metropolitana. Ricordiamo ancora il dialogo tra i due: Piscedda, “pieno rispetto del regolamento ma le decisioni, poi, le prende la politica, questo deve essere chiaro; risposta di Rodin, sono perfettamente d’accordo con te”. Come richiestoci inviammo a Piscedda una email con la documentazione da noi presentata mesi prima e la risposta del Direttore Generale. A metà gennaio ricordammo a Walter Piscedda, con un sms, la nostra urgenza; la sua risposta fu: non ho dimenticato l’impegno preso. A metà febbraio, col progetto orami abbandonato, inviammo un altro messaggio allo stesso consigliere, senza mai ricevere risposta; abbiamo anche notato che è scomparso dalla nostra rubrica Messenger e WhatsApp: avrà cambiato numero? Di fronte agli strani silenzi della politica, alla incomunicabilità con la pubblica amministrazione, Ethnikà, creata nel 2007 insieme alla Provincia di Cagliari e organizzata per nove edizioni, ogni primo maggio; divenuta negli anni punto di riferimento delle politiche di integrazione, un contributo concreto per una società più inclusiva, gioiosa rappresentazione della convivenza pacifica, che radunava centinaia di associazioni e comunità immigrate, con la loro umanità, i loro colori e la loro arte, una presenza di pubblico di oltre 25.000 persone, ha deciso che può bastare così e di sciogliere l’associazione.
Avvertiamo futuri organizzatori, disinibiti imitatori e volgari ladri di idee altrui che Ethnikà, sia nel nome, nel font e anche cromaticamente è un marchio registrato, quindi, regolatevi di conseguenza. Aprite nuove strade se ne siete capaci ma non spacciatevi per Ethnikà. Siamo, invece, disponibili, se qualcuno fosse interessato, a cedere il marchio a titolo gratuito e anche fornire collaborazione esterna, ma solo ad organizzazioni che abbiano i requisiti di serietà, cultura ed esperienza organizzativa in questo campo. Resta il rammarico delle cose non completate; resta l’entusiasmante esperienza maturata in questi anni, ma pure l’amarezza per un patrimonio culturale e interculturale che aveva le potenzialità e la concreta possibilità di diventare evento di portata nazionale. Neppure occorrevano soldi pubblici; servivano elementari supporti politici lungimiranti, non politici dalla vista breve. Restano le immagini, i filmati e gli amici che hanno contribuito a fare di Ethnikà una grande storia. Una bella storia”.

Dopo poche ore, tra i commenti al post compare anche quello di uno dei politici chiamati in causa da Fresu, Valter Piscedda: “Salve a tutti, in particolare a chi scrive (?)… ci tenevo a far sapere che sono molto dispiaciuto di quanto accaduto, o meglio, di quanto non accaduto… ovvero del fatto che Ethnikà non si sia fatta e probabilmente non si farà più… Per quanto mi riguarda, sono stato interessato alla questione da un amico, che mi ha presentato Mimia Fresu, che mi ha parlato della questione e mi ha chiesto di interessarmene in CittàMetro. L’ho fatto, attraverso il Direttore Generale, al quale ho rappresentato il primato della politica sulla burocrazia. Ho però avuto risposta che la questione era ben nota agli organi politici. A quel punto ne ho preso atto, e ho repentinamente informato chi mi aveva interessato. Capisco che il mio intervento non sia stato efficace, ma c’è stato, ed è stato reale ed onesto, e sono anch’io profondamente deluso e amareggiato… Lo dico davvero senza polemica, così come onestamente non sò dirvi perchè non sono più nella vostra rubrica Messenger e WhatsApp: non ho cambiato numero e non so nemmeno come si faccia ad entrare o uscire da una rubrica Messenger e WhatsApp. Vi chiederei, se anche a voi fà piacere, di riaggiungermi e di tenermi informato sulle vostre iniziative, oltrechè di considerarmi disponibile per quel (poco?) che potrò fare… Un saluto sincero”.

 

 

 

Tags: CagliariethnikàMimmia Fresu
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