Nel parco da intitolare a Emanuela Loi anche uno spazio per riflettere, commemorare le vite che, nel corso dei decenni anni, hanno lasciato una impronta. L’iniziativa parte da Roberto Lepori che porta avanti da tempo un progetto che mira a “riempire” il vuoto urbano di via Della Casa con un parco pubblico dedicato ad Emanuela Loi, con l’autorizzazione della famiglia.
Gli ex campetti zona via Bandello, via Stampa, via Castiglione, via Copernico già negli anni ’70 vengono definiti dall’urbanista Campus come parco pubblico, prova del fatto che la lottizzazione originaria prevedeva già questo progetto. “Nel mio quartiere non abbiamo una piazza o un parco, solo 4 panchine in via Bandello. Lo spazio potrebbe essere rigenerato attraverso la messa a dimora di alberi e fiori. Anche perchè essendo la zona vicina a due arterie a scorrimento veloce via Chiabrera e all’Asse Mediano, opere necessarie e strategiche, si dovrebbe creare un’opera compensativa per mitigare la CO2 e assorbire le polveri sottili”. La richiesta è già stata inoltrata al sindaco Massimo Zedda con le firme, circa 500, già raccolte. Tra alberi, panchine, giochi per i bimbi spazio all’espressione artistica e a quella per riflettere innanzi ai nomi di 17 donne e 17 uomini che non ci sono più. Tra questi, quello di Manuela Murgia, la giovane ragazza di sedici anni che non ha fatto più rientro a casa. La ritrovano nella scarpata di Tuvixeddu, morta, per la quale la sua famiglia si batte al fine di scoprire la verità.
Un ricordo speciale anche per Roberta Zedda, di Sanluri, la dottoressa uccisa in ambulatorio a Solarussa. Solo dopo questo fatto aberrante e le proteste dei camici bianchi, i medici sono stati tutelati con l’inserimento nei turni delle guardie giurate. E ancora: Francesca Deidda, la donna residente a San Sperate, uccisa dal marito, nella casa dove vivevano, e rinvenuta dentro a un borsone in mezzo alla vegetazione. E poi: Vanna Licheri, l’imprenditrice sequestrata, Gianfranco Deriu e Fabrizio Sedda ossia i due ragazzi che, una notte del 94, morirono in volo tra Capo Carbonara e Capo Ferrato.
Un omaggio, un modo per ricordare queste persone con dei semplici tratti incisi su una parete al fine di donare motivo e spazio alla mente per riflettere, per ritrovarsi tra mille e più pensieri e invogliare la forza interiore a non smettere di lottare per la giustizia, la verità, la voglia di vivere senza subire torti e battersi affinché questi non vengano inflitti a nessuno.