Bruno ha 22 anni, e ventiquattro mesi fa ha attraversato il mare, partendo dal Senegal, per raggiungere Cagliari: “Perché voglio una vita migliore, trovare lavoro. Per arrivare qui ho venduto tutto quello che avevo”. È in piazza del Carmine insieme ai suoi amici connazionali, e ha saputo della decisione del Comune di staccare il wi-fi pubblico: “Al campo dove vivo non ho il wi-fi, dove posso andare? In Senegal ho fatto il cameriere, qui non ho ancora trovato lavoro”, racconta Bruno, che sceglie di non farsi riprendere per paura di possibili ripicche dal sapore razzista: “La gente poi direbbe nero di m***”.
È sicuro, il giovane straniero, quando si affronta il nodo della sicurezza: “Piazza del Carmine è la mia seconda casa, qui siamo tutti una grande famiglia. Non siamo tutti cattivi”, anche perché, da quando esiste il mondo, ovunque ci sono persone buone e persone meno buone: “È così ovunque, non solo per il ‘nieddu’”, afferma, dimostrando di aver già appreso la “variante” sarda della parola “nero”. Richieste alle istituzioni, magari al Comune stesso? “Vorrei i documenti, qui ci sono tanti ragazzi come me che hanno la testa a posto”.










