Le liste d’attesa per visite o interventi al Brotzu? “Sono infinite”. E la denuncia, stavolta, non arriva dai pazienti, già abbondantemente disperati, o dai loro parenti, ma da uno dei sindacati con più iscritti nel più grosso ospedale sardo, la Uil. Che fornisce numeri davvero folli: “Per eseguire una Tac si va già al 2024, per una risonanza magnetica i tempi di attesa sono almeno di 10 mesi, per una mammografia si attendono almeno 60 giorni e, pure col codice di urgenza, tutte le altre non vengono nemmeno prese in considerazione”. E questo per quanto riguarda la radiologia. Non va meglio in chirurgia: “Sono infatti necessari per un’aneurisma dell’aorta addominale 4 mesi di attesa, per un intervento all’ernia del disco o interventi della colonna vertebrale anche quasi 2 anni e per un intervento al corpo vitreo in oculistica anche 2 anni, quando invece all’ospedale Binaghi qualche anno fa non esisteva lista di attesa”. Tutti i dati sono contenuti in un comunicato a firma del segretario territoriale dell’area vasta della Uil-Fpl, Attilio Carta. “Difendiamo sia il lavoratore sia il diritto alla salute dei cittadini, per contribuire al loro benessere. Purtroppo, però, la Sardegna occupa le ultime posizioni, anche in termini di liste di attesa, per la maggior parte delle prestazioni sanitarie negli pspedali della Regione, sia per quanto riguarda le prime visite che gli esami strumentali diagnostici e non solo, richiesti dalla popolazione sarda. Senza parlare poi delle liste di attesa infinite, per affrontare quegli interventi chirurgici che difficilmente eseguibili in altre realtà sarde. Incrementando così, esponenzialmente, i nefasti viaggi della speranza da parte di una popolazione già, pesantemente, disagiata socio-economicamente nell’affrontare, quotidianamente, anche la stessa normale sussistenza”.
“È accettabile questo quadro? Come cittadini sardi pensiamo proprio di no! Si assiste, da un bel po’, ad una palese improvvisazione gestionale e mancata programmazione delle attività più richieste. Non avendo infatti pianificato, per la Radiologia, il ‘piano abbattimento liste d’attesa’ per il 2022 e per il 2023 ufficialmente ancora ‘fitto mistero’, come recentemente ammesso e confermatoci dagli stessi vertici aziendali. Anzi, anche peggio”, prosegue Carta, “perché addirittura usato infatti quasi come una sorta di spauracchio, per giustificare la manifesta cinica volontà nel voler negare a tutti i costi l’autorizzazione all’attività extra istituzionale prevista invece dal decreto energia. Alla sana ed efficace condivisione si predilige sempre lo storicamente dismesso randello. Con la condivisione e non col randello è decisamente più naturale avere la collaborazione degli operatori, anche per l’abbattimento delle famigerate liste d’attesa, vanificando platealmente anche gli sforzi economici confermati dall’assessore. Come si pensa di abbattere di liste di attesa ed evitare l’esodo di molti professionisti? Ciò premesso, in questo caso, però, incombe pesantemente una forte carenza di personale dedicato, per i differenti interventi eseguiti nelle varie sale operatorie. Non si può continuare con l’utilizzo dei classici jolly, utili per una eventuale improvvisa emergenza ma non per la normale attività chirurgica richiesta 24 ore su 24 al Brotzu. Come pretendono di abbattere le liste di attesa degli interventi chirurgici, senza il personale sufficiente nelle sale operatorie? L’ospedale più grande della Sardegna, in cui ci sono delle ultra specialità per gli interventi che non si eseguono in altre parti della Regione, come la chirurgia vascolare, cardiochirurgia, neurochirurgia, neuro radiologia interventistica, chirurgia pediatrica, l’oculistica potrebbe non garantire più una serena e qualificata risposta assistenziale, causa la pesantissima carenza di personale adeguato! Anche dalla Regione, però, non arrivano segnali incoraggianti, eppure il Brotzu ha estrema necessità sia del personale di sala operatoria, per garantire le pronte disponibilità, che quello di corsia, per scongiurare un prossimo collasso più o meno parziale dell’assistenza. E pur si sa che, mutuando l’arcinoto francesismo, ‘l’argent fait la guerre’. E, non trattandosi di sanità, l’oramai consolidata prassi: ‘à la guerre comme à la guerre’. Continuando così, infatti, non si può pretendere una buona assistenza, degna di questo nome. Pertanto si ribadisce, alla Regione, una improrogabile chiara inversione di rotta al fine di garantire la salute quale bene universale anche al popolo sardo. Da mesi la Uil-Fpl ha insistentemente denunciato anche la grave criticità emersa nell’utilizzo dei tecnici perfusionisti del sistema trapianti cardiochirurgici. L’inadeguato numero di questi operatori, indispensabili in tale contesto chirurgico, non garantisce sempre, ogni qualvolta uno di essi è già impegnato in altro intervento o per un prelievo d’organo fuori sede, la possibilità di intervenire per ogni altra urgenza-emergenza dovesse presentarsi, come spesso accade. Non ci sarebbero cioè le condizioni di poter garantire sempre di salvare un’altra vita. La Uil-Fpl ha coinvolto l’assessore, presentando pure una bozza di progetto che garantisse una cardio-protezione per tutta la popolazione sarda. Dopo l’impegno iniziale dell’Assessore, però, nulla più è dato sapere, e a tal proposito non siamo stati neppure convocati, come d’intesa, per affrontare nei dettagli la grave situazione. Dobbiamo aspettare che a tutti i costi ci scapi pure il morto? Continueremo a monitorare tutto ciò che spesso accade. Probabilmente anche per la Regione sono altre le priorità. La Uil-Fpl è, invece, fortemente preoccupata. Si continuerà a vigilare e in difetto di adeguate risposte si valuteranno ulteriori azioni di lotta”.










